Poco prima dell'arrivo del Papa Erdogan parla ai Paesi islamici: "L'Occidente vuole sfruttarci"

Il presidente turco scalda il vertice dei Paesi musulmani. Intanto papa Francesco visita la Moschea Blu dove prega in silenzio accanto all'imam

Papa Francesco col Gran Mufti di Istanbul Rahmi Yaran
Papa Francesco col Gran Mufti di Istanbul Rahmi Yaran

Poche ore prima che papa Francesco atterrasse in Turchia, il presidente Recep Tayyp Erdogan arringava i Paesi musulmani sognando la rivincita islamica contro l'Occidente. "L’Occidente non ci ama - ha detto ieri alla riunione del Comitato permanente sulla cooperazione economica dell’Organizzazione della conferenza islamica (Oci) che riunisce i 57 Paesi musulmani - vuole solo sfruttare le nostre ricchezze ed è per questo che si interessa dei conflitti in Medio Oriente". Toni che ricordano molto da vicino i Fratelli Musulmani a Hamas. Un'aggressiva contro gli "stranieri" che stride con l'appello al dialogo di Bergoglio che oggi ha pregato nella Moschea Blu, accanto al Gran Mufti di Istanbul Rahmi Yaran.

"Voglio dirlo apertamente - ha tuonato Erdogan parlando ai Paesi islamici riuniti a Istanbul - gli stranieri amano il petrolio, l’oro, i diamanti e la manodopera a basso costo del mondo islamico. Gli piacciono i conflitti, gli scontri e le dispute in Medio Oriente. Ma credetemi, noi non gli piaciamo affatto". Poi l'affondo: "Sembrano nostri amici ma ci vogliono morti, gli piace veder morire i nostri figli, fino a quando lo sopporteremo?". Il presidente turco ha chiesto ai 57 capi di Stato accorsi all'Oci di "risolvere da soli i nostri problemi" perché "l’unica maniera per superare le crisi del mondo islamico è unità, solidarietà e alleanza" al fine di "porre fine alla solitudine della Palestina che dura da quasi un secolo, ai massacri in Iraq e in Siria". Il tutto a pochissime ore dal faccia a faccia con papa Francesco. Dopo la riunione del Comitato permanente sulla cooperazione economica dell’Organizzazione della conferenza islamica, che si è tenuta ieri mattina a istanbul, Erdogan è infatti volato ad Ankara per incontrare il Santo Padre.

"Siete un ponte tra Ovest ed Est - ha detto ieri Bergoglio - la violenza si sconfigge anche con il dialogo". E, anche per dare un maggiore impulso al dialogo, il Santo Padre ha calcato le orme del predecessore Benedetto XVI ed è andato a visitare la moschea Sultan Ahmet dove ha pregato a mani giunte e capo chino. "Dio va adorato - ha detto Bergoglio al Gran Muftì - ecco la prima cosa. Non solo dobbiamo lodare e glorificare Dio ma dobbiamo adorarlo". E quando l’esponente musulmano gli ha citato un versetto del Corano sulla giustizia di Dio, papa Francesco ha convenuto: "Su Dio della giustizia e dell’amore siamo d’accordo". Secondo padre Federico Lombardi, l'"adorazione silenziosa" del Papa è stato "un bel momento di dialogo interreligioso". Peccato che di dialogare Erdogan non sembra aver molta voglia. Basta ascoltare il suo inno di unificazione dell’Islam contro l’Occidente.

Come fa notare Maurizio Molinari sulla Stampa, al Comitato permanente sulla cooperazione economica dell’Organizzazione della conferenza islamica Erdogan ha fatto proprio il messaggio dei Fratelli Musulmani che ancopra sognano la rivincita dei Paersi islamici contro l'Unione europea e gli Stati Uniti. D'altra parte, anche dopo la visita del vicepresidente Usa Joe Biden ad Ankara, aveva commentato: "Gli americani, li incontro sempre ma continuo a pensarla allo stesso modo, sono sensibili solo al petrolio". Lo stesso potrebbe essere pensato del Papa.

Cosa avrà pensato quando Bergoglio gli ha ricordato la necessità "fondamentale che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani – tanto nelle disposizioni di legge, quanto nella loro effettiva attuazione–, godano dei medesimi diritti e rispettino i medesimi doveri"? probabilmente nulla. Perché il destino dei 53mila cristiani che vivono in Turchia non rientra certo tra le sue priorità. Come non rientrano le violenze dello Stato islamico in Iraq e Siria.

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