Lo strano caso di Shangai: cosa sta succedendo col Covid

La Cina è alle prese con una nuova ondata di Covid ma, a differenza di quanto accaduto a Wuhan nel 2019, a Shanghai lo scenario sembra essere ben diverso

Lo strano caso di Shangai: cosa sta succedendo col Covid

Un'intera megalopoli di 26 milioni di abitanti sottoposta a un rigido lockdown. La rabbia che sale, come dimostrerebbero alcuni video diffusi sui social. E perfino la carenza di beni di prima necessità in alcuni distretti cittadini, alimentata dai gravi affanni che hanno aflitto il settore logistico. La Cina è alle prese con una nuova ondata di Covid. Ma, a differenza di quanto accaduto a Wuhan nel 2019, a Shanghai lo scenario sembra essere ben diverso.

Cosa succede a Shanghai

I riflettori, come detto, sono puntati su Shanghai, uno dei cuori economici del Paese. In un primo momento i residenti della città, in lockdown dallo scorso 28 marzo, hanno accettato la situazione per far fronte all'emergenza. Con il passare dei giorni sono però emersi diversi problemi: dalla stanchezza delle persone agli inevitabili problemi relativi alla consegna del cibo.

I video che circolano sui social media hanno ripreso scene di saccheggio dei residenti di alcune aree, mentre in altri casi i cittadini si sono recati davanti alla sede di una stazione di polizia violando l'isolamento domiciliare. Qui hanno urlato tutta la loro frustrazione al personale in tuta bianca e ai funzionari in divisa. Una frustrazione, a quanto pare, derivante dalle condizioni a cui sarebbero sottoposti da settimane, e per l'assenza di consegne di generi alimentari e di prima necessità, uno dei maggiori problemi con cui le autorità della metropoli cinese hanno avuto a che fare in questi giorni.

Proteste e problemi logistici

Dato che la Cina continua ad adottare un modello anti Covid rigidissimo, basato sull'assenza totale di contagi, le misure adottate per contrastare l'ultima fiammata del virus sono state, come sempre, pesantissime. A Shanghai la recente ondata di casi ha mandato in tilt i gruppi di delivery, oberati dalle richieste, e neppure l'intervento delle autorità locali è riuscito a soddisfare la domanda di beni essenziali di milioni di persone che non possono uscire di casa per la quarantena sanitaria anti-Covid.

La protesta si è fatta sentire dalle finestre dei compound della città. Un video mostra i condomini di un complesso residenziale che urlano il proprio incoraggiamento agli altri residenti, mentre altri filmati hanno immortalato la rabbia di altri cittadini. Infine, altre clip mostrano le autorità prelevare i bambini positivi per sottoporli all'isolamento, in certi casi separandoli dalle rispettive famiglie (dopo le prime proteste pare che ci siano stati permessi e allentamenti). Certo, sarebbe un errore analizzare ciò sta avvenendo in Cina limitandoci a guardare alcuni video, ma è indubbio che il modello anti Covid cinese sia sotto pressione. Anche perché Omicron e le sue varianti hanno dimostrato di saper essere tanto contagiose quanto meno pericolose.

Oltre il 90% dei camion è fuori servizio. Ai tir è vietato entrare e uscire dalla città senza un permesso speciale, valido solo per 24 ore e solo su percorsi specifici. "Anche con questa organizzazione è possibile che i camion prenotati vengano requisiti dal governo per trasportare forniture di aiuti", ha affermato Seko Logistics in un aggiornamento per i clienti.

Intanto il lockdown di Shanghai ha provocato nuovi attriti tra Cina e Stati Uniti. Il Dipartimento di Stato statunitense ha ordinato al personale non essenziale del Consolato Usa nella città di lasciare la città proprio per via delle rigide misure di contenimento in atto.

L'ordine è stato accolto con "forte insoddisfazione" da Pechino per la "politicizzazione e la strumentalizzazione della questione dell'evacuazione", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, che ha espresso la "ferma opposizione" della Cina.

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