Mentre l’inflazione corre e il caro bollette picchia duro sui bilanci di famiglie e imprese, Bruxelles si incarta sul tetto al prezzo del gas. L’Olanda è contraria, la Francia è tiepida, la Germania fa da sé e l’Ungheria si accorda sottobanco con la Russia. E il tempo per dare una risposta concreta e condivisa, al di là dei retorici appelli caduti nel vuoto, stringe. “La Commissione - ci anticipa il commissario europeo per l’energia Kadri Simson - sta valutando, in queste ore, di introdurre un indice dei prezzi comunitario complementare a quello di Amsterdam, unito a un price cap temporaneo al gas impiegato per la produzione di energia elettrica. Così si abbatterà indirettamente anche il costo dell'elettricità sul mercato europeo a vantaggio dei consumatori”.
Ursula Von Der Leyen ha appena annunciato un nuovo pacchetto di sanzioni, tra cui il price cap sul petrolio russo. Si arriverà a un tetto anche per il gas?
“Il limite al costo del petrolio contribuirà già a ridurre le entrate della Russia, mantenendo stabili i mercati energetici globali. Ora la Commissione, in stretta collaborazione con l'Italia e gli altri Stati membri, sta lavorando a proposte concrete, valutando tutte le opzioni sul tavolo per abbassare il costo del gas. Tra cui anche il price cap. E il Consiglio europeo di Praga in corso sarà decisivo per stabilire i prossimi passi”.
Quali sono i principali ostacoli al price cap sul gas?
“Gli Stati membri con meno opportunità di diversificazione e una maggiore dipendenza dal gas russo temono che, se da una parte, il price cap farà scendere i prezzi, dall’altra farà scappare i fornitori di gas dai mercati europei. Ecco perché una limitazione dei prezzi dovrà essere accompagnata, oltre che da un forte impegno per la riduzione della domanda, da misure efficaci per preservare la nostra sicurezza dell'offerta”.
Quali, per esempio?
“Per abbassare il costo del Gnl, stiamo sviluppando un indice dei prezzi dell'Ue complementare che rifletta meglio la realtà energetica di oggi e non gonfi artificialmente i listini. Al momento, il nostro principale benchmark di riferimento è il TTF di Amsterdam, che arriva ad aggiungere un surplus del 30% al prezzo del gas. E per limitare il costo del gas che arriva in Europa tramite i gasdotti, stiamo negoziando con partner affidabili, contando di arrivare a una soluzione che vada bene a tutti gli Stati membri. Putin ha cercato di dividerci per mesi, conducendo una guerra ingiustificabile contro i nostri amici ucraini, ma sta fallendo e continuerà a fallire”.
La proposta italiana suggerisce il disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell'elettricità per bloccare la speculazione. Il piano europeo va in questa direzione?
“Due settimane fa, abbiamo proposto un intervento di emergenza nel mercato dell'elettricità per limitare i ricavi massimi del settore energetico e ridistribuire gli extraprofitti ai consumatori più vulnerabili. Ora stiamo valutando una misura temporanea a livello comunitario per limitare il prezzo del gas impiegato per la produzione di energia elettrica, limitando indirettamente anche il costo sul mercato dell'elettricità. Queste misure ci aiuteranno a tamponare i prezzi a breve termine. Ma dobbiamo pensare anche a lungo termine, rendendo il nostro mercato dell'elettricità più resiliente e adatto alla crescente quota di energie rinnovabili. Per questo motivo la Commissione sta lavorando a una riforma, che presenteremo l'anno prossimo”.
Nei giorni scorsi ci sono state perdite sospette dai gasdotti Nord Stream 1 e 2. Le nostre infrastrutture energetiche sono nel mirino della Russia?
“Tutte le informazioni che abbiamo al momento indicano che le perdite sono il risultato di un attacco deliberato. E qualsiasi interruzione intenzionale delle infrastrutture energetiche è un atto criminale che può portare a un disastro ambientale. Non possiamo accettarlo. Abbiamo bisogno che venga fatta chiarezza su cosa è successo per imparare la lezione per il futuro. Le nostre infrastrutture energetiche possono essere un bersaglio di attacchi e per questo vanno monitorate e protette in modo efficace”.
Dopo la riduzione delle forniture di gas come ritorsione per le sanzioni, c'è il rischio che Mosca chiuda del tutto i rubinetti?
“Negli ultimi mesi, la Russia ha costantemente e deliberatamente manipolato le sue forniture di gas all'Ue, mettendo in pericolo la nostra sicurezza di approvvigionamento e facendo salire alle stelle i prezzi dell'energia. Non abbiamo motivo di pensare che si fermerà. Una completa interruzione delle forniture non può essere esclusa. Questo è il motivo per cui negli ultimi mesi ci siamo preparati a tutti gli scenari possibili. Abbiamo ampiamente diversificato le nostre forniture di gas, abbiamo messo in atto un deposito comune e stiamo intensificando i nostri sforzi per ridurre la domanda”.
Basterà o sarà necessario un piano di razionamento?
“La media Ue di stoccaggio è ora quasi il 90%. La chiave è continuare su questa linea. Il nostro nuovo piano per ridurre collettivamente la domanda ci fa essere fiduciosi per l’inverno, ma non dobbiamo abbassare la guardia. Solo attraverso il continuo riempimento degli stoccaggi, unito alla riduzione coordinata della domanda di gas, possiamo ridurre al minimo il rischio di razionamento”.
Il caro bollette pesa sempre di più sui bilanci di famiglie e imprese, che non possono più aspettare. Bruxelles garantirà un sistema di aiuti finanziato attraverso l'emissione di debito comune come durante la pandemia?
“Vorrei ricordare che già a maggio abbiamo messo a disposizione degli Stati membri 225 miliardi di euro di prestiti nell’ambito del piano di ripresa e resilienza per perseguire gli obiettivi REPowerEU. Abbiamo anche proposto di mettere a disposizione 26,9 miliardi di euro dai fondi di coesione e altri 7,5 miliardi dalla politica agricola comune”.
L’Europa sta pagando a caro prezzo la dipendenza, avallata negli anni, dal gas russo. Qual è il modo per evitare di cadere ancora trappola?
“Chiaramente, porre fine alla nostra dipendenza storica da un singolo fornitore non può avvenire da un giorno all'altro.
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