La Spagna rischia di tornare al voto. L'attuale primo ministro socialista Pedro Sánchez, vincitore delle elezioni Politiche del 26 maggio scorso, non è riuscito a stringere un accordo con Podemos ed è stato sfiduciato per la seconda volta in pochi giorni.
Martedì aveva incassato 124 voti su 176 necessari e 170 voti contrari, oltre a 52 astensioni. Oggi, invece, sono rimasti invariati i sì (123 del gruppo socialista cui si somma quello di un deputato di un movimento minore della Cantabria) mentre i no sono stati 155 e le astensioni 67. I vori contrari sono arrivati dalle forze di centrodestra (Partito Popolare, Ciudadanos, Vox) da partiti locali e dagli indipendentisti di Puigdemont. Decisive le astensioni dei nazionalisti baschi (Pnv e Bildu), degli indipendentisti catalani di Esquerra e del partito valenciano Compromis, ma soprattutto di Podemos. Pablo Iglesias, quello che sarebbe dovuto essere l'alleato naturale di Sanchez, ha ritenuto "una mancanza di rispetto" la decisione del premier socialista di non voler concedere la vicepresidenza e tre ministeri al suo partito che ha eletto ben 41 deputati. Ora il Psoe di Sanchez e Podemos di Iglesias hanno due mesi per trovare un intesa che finora appare irraggiungibile e dagli esiti quasi drammatici per la Spagna che tornerebbe alle urne per la quarta volta in quattro anni. Fino all'ultimo Iglesias, che puntava al ministero del Lavoro per il suo partito, ha tentato di chiudere un accordo."Rinunciamo al ministero del Lavoro, in cambio del competenze sulle politiche attive del lavoro", ha detto il leader di Podemos ma il premier Sanchez è stato irramovibile. "Volevo un governo possibile, ma non a ogni costo, le elezioni hanno parlato chiaro noi socialisti le abbiamo vinte. Lei ci ha chiesto di controllare più della metà della spesa pubblica e questo è inaccattabile. C'era un accordo sul programma - ha proseguito Sánchez - abbiamo fatto un'offerta importante, perché lo considera umiliante". E ancora: "Podemos voleva fare un governo alternativa all'interno del governo".
Iglesias ha replicato: "Abbiamo chiesto competenze per cambiare la politica del Paese, ma lei non ci ha trattato con rispetto". Ora il re avvierà nuove consultazioni e, se nessuno sarà in grado di formare un governo, la Spagna tornerà alle urne il prossimo 10 novembre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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