Ormai è un Califfo senza regno, Abu Bakr al Baghdadi. Dopo la caduta di Albu Kamal, l’ultimo bastione dello Stato Islamico nella provincia siriana di Deir Ezzor, il leader dell’Isis è sempre più braccato e la sua latitanza potrebbe avere le ore contate.
Secondo al Manar, emittente televisiva legata agli Hezbollah libanesi, infatti, il numero uno del sedicente Stato Islamico si trovava proprio ad Albu Kamal durante l’offensiva sulla città lanciata nei giorni scorsi dalle truppe di Damasco, sostenute dalla copertura aerea russa e dagli stessi miliziani sciiti. Al Baghdadi sarebbe stato individuato nella città, comunica la tv di Hezbollah, che non specifica se gli uomini dell’esercito di Assad siano riusciti o meno a catturarlo.
Ora il capo delle bandiere nere potrebbe trovarsi nel deserto siriano al confine con l’Iraq. È qui che gli ultimi mujahidin fedeli al Califfo si sono asserragliati per resistere alla morsa delle forze siriane che premono da ovest e dell’esercito iracheno che ha sigillato la frontiera ad Est. Nei giorni scorsi l’intelligence di Baghdad aveva dato notizia della fuga in taxi del Califfo da Rawa, città irachena sulle rive dell’Eufrate, dopo la disfatta dell’Isis ad al Qaim. Secondo gli 007 iracheni, al Baghdadi si sarebbe diretto proprio nella provincia siriana di Deir Ezzor, dove si sono rifugiati anche gli ultimi miliziani dell’Isis sconfitti in Iraq.
Dopo la conquista di Albu Kamal, martedì l’esercito di Damasco ha annunciato “la fine del progetto dello Stato Islamico nella regione”. Le forze armate siriane, i miliziani libanesi di Hezbollah e quelli sciiti iracheni di Hashed al-Shaabi, "stanno ancora combattendo contro alcune sacche di resistenza dell'Isis nel deserto", aveva reso noto il comando generale dell’esercito di Assad. Ma ormai, hanno assicurato i militari siriani, lo Stato Islamico sarebbe al collasso.
Tuttavia, per gli 007 europei e americani, sarebbe ancora presto per cantare vittoria. La perdita delle roccaforti jihadiste in Iraq e Siria, secondo quanto riporta Euronews, potrebbe tradursi in un incremento degli attacchi condotti dai lupi solitari e dalle cellule dell’organizzazione in Occidente. "La lotta contro l’Isis sarà la lotta di una generazione, ci vorrà tempo", ha ammonito in proposito il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “Abbiamo visto in precedenza che le organizzazioni terroristiche, quando perdono su un fronte, iniziano ad agire in modo aggressivo in altre zone", ha chiarito il segretario generale dell’Alleanza Atlantica citando il caso dell’Afghanistan.
E a minare i risultati raggiunti in questi giorni dall’esercito siriano e iracheno con il sostegno delle milizie sciite, potrebbe essere la recente
escalation tra Iran e Arabia Saudita, dopo le accuse mosse da Riad ai miliziani di Hezbollah e le dimissioni del premier libanese, Saad Hariri. L’Isis potrebbe beneficiare di questa nuova crisi ed approfittarne per riprendere terreno in Iraq e in Siria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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