Nonostante le divergenze i colloqui di pace fra governo siriano e gruppi di opposizione dovrebbero cominciare il 25 gennaio a Ginevra come previsto. A dirlo è stato il ministro degli Esteri della Russia, Sergei Lavrov, al termine dell’incontro con il segretario di Stato americano John Kerry svoltosi oggi a Zurigo. Gli Stati Uniti sono ben al corrente che “rimangono differenze di opinioni, che quello in corso è un processo complicato e che c’è ancora molto lavoro che deve essere fatto perché l’incontro possa effettivamente svolgersi”, ha commentato il portavoce del dipartimento di Stato John Kirby, confermando l’impasse in cui si trova il processo di stabilizzazione della Siria lanciato con la risoluzione approvata all’Onu lo scorso dicembre. “Il coordinamento delle posizioni di Stati Uniti e Russia sulla soluzione della crisi siriana prosegue, anche se non tutto fila liscio. Ci sono ancora nette divergenze sulla definizione delle liste delle organizzazioni di bianchi e neri (delle organizzazioni terroristiche e degli oppositori, quindi su chi sarà invitato al tavolo dei negoziati sulla transizione politica ndr)”, ha invece replicato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, sottolineando che “c’è ancora un sacco di lavoro da fare”.
Il nodo da sciogliere questa settimana rimane dunque la lista dei gruppi dell’opposizione che potranno sedersi al tavolo di Ginevra. La Russia non appoggia la decisione dell’Arabia Saudita - alleata degli Usa sul piano geopolitico - di inserire tre fazioni considerate terroristiche. Tra queste Fajr al Islam, Jaish al Islam e Jund al Aqsa: alcune di queste sigle combattono a parole contro Daesh ma lavorano a stretto contatto con l’Esercito Siriano Libero (che in più occasioni ha collaborato con i tagliagole dell’Isis). Dall’altra parte il coordinatore generale Riyad Hijab ha posto durante la conferenza di stampa di oggi tutta una serie di condizioni preliminari che la controparte dovrà accettare: l’immediata cessazione dei raid aerei da parte dei lealisti e dei loro alleati russi, la rimozione dell’assedio a città, villaggi e in generale alle zone abitate, e la liberazione dei prigionieri “in conformità”, ha sottolineato, “con la risoluzione numero 2254 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, adottata all’unanimità il 18 dicembre scorso e in cui si indicano le tappe del processo di normalizzazione in Siria. “La comunità internazionale ha l’obbligo di applicarla”, ha affermato Hijab. “Non possiamo andare a negoziare mentre il nostro popolo muore di fame e si trova sotto i bombardamenti”. Non solo: gli oppositori pretendono il riconoscimento della propria rappresentanza come l’unica legittimata a partecipare alle trattative. “Se si aggiungono una terza parte o una qualche altra personalità”, ha ammonito, alludendo al tentativo vero o presunto di Mosca di coinvolgere gruppi filo-governativi, “a Ginevra non ci saremo”.
Poste tali condizioni, sono state effettuate le nomine ufficiali. Il presidente della delegazione sarà il generale Asaad al Zoabi dell’Esercito Libero Siriano, mentre come suo vice è stato nominato George Sabra, leader del Consiglio Nazionale Siriano, a sua volta componente principale della Coalizione Nazionale Siriana, il più importante cartello delle fazioni ostili ad Assad. Capo negoziatore sarà invece Mohamed Alloush dell’ufficio politico di Jaish al Islam, gruppo armato di matrice salafita. Le strette condizioni dell’opposizione siriana, sostenute sul piano diplomatico dagli statunitensi, rischiano di ostacolare i colloqui di Ginevra e i suoi sviluppi.
Più che delle richieste sembrano infatti un tentativo di sabotaggio. Qualora questi si svolgessero sotto l’egida delle Nazioni Unite ad uscirne vincitore sarebbe lo stesso Assad che non viene menzionato nella risoluzione. L’opposizione lo sa bene e per questo cerca di ritardare i tempi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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