Spagna, parla il soccorritore di Julen: "Sollevato che tutto questo sia finito, ma arrabbiato di averlo trovato morto"

Nicolás Rando, della Guardia Civil spagnola, è stato il primo soccorritore a sfiorare il piccolo Julen: "Al momento del ritrovamento, i miei sentimenti erano contrastanti. Ma non abbiamo mai perso la speranza"

Spagna, parla il soccorritore di Julen: "Sollevato che tutto questo sia finito, ma arrabbiato di averlo trovato morto"

È precipitato in un pozzo nelle campagne di Totalan, vicino a Malaga, qualche settimana fa. E dopo giorni di ricerche continue, svolte da più di 300 soccorritori, il corpo di Julen Rosello, che di anni ne aveva due, è stato ritrovato senza vita.

"Siamo riusciti a spostare la terra, lo abbiamo raggiunto e lo abbiamo tirato fuori. Sono sollevato che tutto questo sia finito. Il fatto di averlo trovato morto è stato terribile, ma abbiamo fatto davvero tutto il possibile". A raccontarlo, in un'intervista al quotidiano iberico Sur, è stato Nicolás Rando, uno degli agenti della Guardia Civil spagnola. Il primo ad aver afferrato il piccolo.

Secondo quanto riportato da Fanpage, l'uomo avrebbe dichiarato quanto confortante sia stato, in quella circostanza, il fatto che il piccolo fosse deceduto il giorno stesso della caduta, come rilevato dall'autopsia. "Almeno non ha sofferto aspettando di essere salvato", avrebbe confermato l'uomo.

Le operazioni

Il giorno dell'incidente, la squadra di Rando non copriva quel turno. "Mi ha chiamato un amico dicendo che c'era un'emergenza. La roccia era dura e non riuscivamo a scavare", ha spiegato l'uomo. Che, al momento di scendere lungo la capsula metallica calata attraverso il tunnel parallelo di 60 metri scavato vicino al pozzo, ha poi dichiarato: "Non esistono turni, vai giù e basta. Sono passato attraverso cunicoli strettissimi, molto più claustrofobici di altri in cui pure sono entrato. Quando ho alzato lo sguardo ho pensato che, se fosse successo qualcosa in quel momento, sarei rimasto intrappolato anche io lì sotto".

Il ritrovamento

Giunti nel punto più vicino al bambino, un colega di Rando ha posizionato una telecamera, con la quale è riuscito a vederlo.

"Abbiamo scavato con le mani per raggiungerlo, finché non l'ho toccato", ha continuato il soccorritore, "A quel punto i miei sentimenti erano contrastanti: ero sollevato per averlo trovato e per aver finito il lavoro, ma arrabbiato perché lui non era vivo". A conclusione dell'intervista, Brando ha voluto chiarire: "Non abbiamo mai perso la speranza. Abbiamo davvero fatto tutto il possibile".

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