Stati Uniti, primo lancio multiplo di intercettori contro un Icbm

Per la prima volta gli Stati Uniti hanno lanciato due intercettori contro una minaccia balistica intercontinentale simulata

Stati Uniti, primo lancio multiplo di intercettori contro un Icbm

Gli Stati Uniti hanno lanciato per la prima volta una coppia di intercettori cinetici contro una minaccia balistica intercontinentale equipaggiata con oggetti associati. Il test, ufficialmente designato come Flight Test Ground-Based Midcourse Defense-11 o Ftg-11, è stato un successo.

"L'obiettivo ICBM è stato lanciato dal Ronald Reagan Ballistic Missile Defense Test Site sull'atollo di Kwajalein, nella Repubblica delle Isole Marshall, ad oltre quattromila miglia di distanza dai due intercettori cinetici. Questi ultimi sono stati lanciati dalla base aerea di Vandenberg, in California. Si tratta del primo test in cui contro un obiettivo ICBM sono stati lanciati due GBI o Ground Based Interceptor. Il primo intercettore esoatmosferico, designato GBI-Lead, ha colpito e distrutto il veicolo di rientro. Il secondo intercettore esoatmosferico, designato GBI-Trail, non rilevando ulteriori veicoli di rientro si è scagliato contro l’oggetto più letale identificato. Si tratta di una pietra miliare per il programma Ground-Based Midcourse Defense System's".

Il Ground-Based Midcourse Defense non è assolutamente concepito per contrastare quelle che sono definite come le forze strategiche stabilite, come Russia e Cina. Nella remota ipotesi che si verificasse uno scenario da giorno del giudizio, lanci multipli in First e Second strike di missili balistici intercontinentali equipaggiati con testate Marv, gli Stati Uniti non sarebbero in grado di difendere il territorio americano. Non esiste uno scudo di difesa antimissile in grado di azzerare una minaccia stratificata di proiezione lanciata da una potenza nucleare. Ed è un dato inconfutabile.

Il test Ftg-11 è stato definito un successo. Tuttavia in base alle scarsissime informazioni pubbliche diramate, non possiamo stabilire quanto quanto sia stato elevato il livello di successo.

Hit to Kill

La manovra nota come "colpire un proiettile con un proiettile", prevede il rilascio nella fase finale, a centinaia di chilometri sopra la terra, di un intercettore (kill vehicle) di cinque metri che naviga nello spazio con aggiornamenti in tempo reale, cercando di distruggere il bersaglio colpendolo alla massima velocità all'esterno dell'atmosfera terrestre. I due missili intercettori sono stati lanciati a circa 50 secondi di distanza. Con la frase "minaccia balistica intercontinentale equipaggiata con oggetti associati", l'Agenzia per la Difesa Missilistica si riferisce alle contromisure dell'Icbm di ingannare gli intercettori e l’intera architettura di tracciamento. Il tasso di successo degli Ekv è di pari poco superiore al 50%, con undici intercettazioni riuscite su 19 test effettuati.

Stati Uniti, Ground-based Midcourse Defense

Fin dagli anni ’90 gli Stati Uniti sviluppano un programma antimissile a livello nazionale con l’obiettivo di proteggere il territorio americano dagli arsenali nucleari minori realizzati dalla Corea del Nord e dall’Iran. Dal 2004 il territorio americano affida la sua difesa al sistema Ground-based Midcourse Defense, progettato per intercettare missili balistici a lungo raggio in entrata. Gli intercettori si basano sull’Exoatmospheric Kill Vehicle, sistema cinetico di rilascio che utilizza i dati di orientamento e sensori di bordo per identificare e distruggere un missile in arrivo nello spazio. Gli intercettori a tre stadi sono progettati per distruggere i missili con l’energia cinetica da impatto. La griglia di intercettazione nella sua recente implementazione (voluta dall'ex presidente Obama) è composta da 44 silo missilistici: quaranta Ground-Based Interceptor sono schierati a Fort Greeley, in Alaska e quattro presso la Vandenberg Air Force Base, in California. Il 44° intercettore è stato installato a Fort Greely, nel novembre del 2017. In base alla manovra finanziaria da 1.300 miliardi di dollari del 2018, il Congresso ha accordato 11,5 miliardi di dollari alla Missile Defense Agency, 3,3 in più rispetto all'anno fiscale 2017. L'omnibus ha anche incorporato le disposizioni previste dal National Defense Authorization Act per 960 milioni di dollari per ulteriori intercettatori Thaad/Aegis e 568 milioni per aumentare il numero di intercettori missilistici a Fort Greely, in Alaska, portandoli da 44 a 64. Per quanto riguarda i missili SM-3 Block 1B, il Congresso ha aggiunto ulteriori 178 milioni rispetto la richiesta fiscale 2018, per un totale di 632 milioni di dollari.

L'attuale costo raggiunto dal programma Ground-based Midcourse Defense è di 67 miliardi di dollari. Nella Missile Defense Review si richiede al Dipartimento della Difesa di sviluppare un intercettore, nuovo o modificato, che possa abbattere un missile balistico nella fase di spinta. Il Pentagono ha precedentemente affermato che l'F-35 potrebbe essere utilizzato in qualche modo per la difesa missilistica. Nella proposta di bilancio per la difesa per l'anno fiscale 2020 inviata al Congresso all'inizio del mese, Il Pentagono ha richiesto complessivamente 9,4 miliardi di dollari per la difesa missilistica. Entro il 2020 le postazioni Gmd dovrebbero essere cento.

La GMD ha dimostrato una capacità limitata nel difendere gli Stati Uniti contro un piccolo numero di minacce missilistiche a livello intermedio o intercontinentale della Corea del Nord e dall'Iran. L'affidabilità e la disponibilità degli intercettori operativi basati sul terreno resta bassa. La Missile Defense Review, pubblicata lo scorso 17 gennaio, identifica l'Iran e la Corea del Nord come "cattivi attori che devono essere contrastati sia nella difesa regionale che in quella nazionale per la difesa della patria". La Missile Defense Review si basa sul principio che i sistemi di difesa missilistica sono forze stabilizzanti. Si tratta di una postura più volte criticata in passato. Ad ogni misura difensiva adottata, infatti, corrisponderà un aumento delle capacità dell'avversario per superarla.

Boost Phase Intercept

Il ciclo missilistico è diviso in tre fasi: spinta, manovra nello spazio e terminale. Tutti gli asset (Usa, Nato, Russia) concepiti per ridurre la percentuale dei missili in entrata e per garantire la rappresaglia, si basano sul lancio di intercettori. Sistemi come i Patriot, Thaad e Aegis sono progettati per intercettare i missili balistici intercontinentali nella seconda e terza fase del volo. Il Ground-Based Midcourse Defense ed i missili Sm-3 sono progettati per colpire i missili nello spazio. Il Kinetic Kill del Terminal High Altitude Area Defense o Thaad, così come la versione Patriot, Pac-3 del Ballistic Missile Defense, sono ritenuti in grado di distruggere un missile balistico a medio e corto raggio grazie all’energia cinetica da impatto nella sua fase terminale, in prossimità del suo obiettivo. Nella Boost Phase Intercept, l’intercettazione del missile avviene nella fase iniziale di spinta ed accelerazione, nei secondi in cui l’Icbm è facilmente rilevabile dai sensori infrarossi e non ha ancora attivato le contromisure destinate alle testate in rientro. Il problema con la fase di spinta è che le difese devono reagire molto rapidamente. Ciò significa che il sistema d’arma dovrà essere il più vicino possibile al territorio nemico. Tuttavia, la maggior parte dei missili balistici moderni si basano su lanciatori mobili, rendendo difficile la loro identificazione.

I sistemi Patriot sono concepiti per proteggere aree relativamente piccole come porti o strutture sensibili. Il Thaad è progettato per difendere un’area più vasta mentre Aegis potrebbe teoricamente difendere migliaia di chilometri quadrati. Per garantire un finestra utile di tiro e tentare di intercettare quel missile nella sua fase di spinta, l’Aegis si dovrebbe trovare vicino al punto di lancio. Intercettazione che, lo ricordiamo, non è mai stata effettuata in una situazione reale di combattimento. Thaad, Patriot ed Aegis, hanno dimostrato affidabilità nei test, ma per lo più contro bersagli a breve distanza ed in condizioni ottimali.

L'affidabilità del Ground-based Midcourse Defense

Gli Stati Uniti hanno più volte testato le capacità del sistema Gmd contro minacce balistiche. Il primo test di intercettazione del Ground-Based Midcourse Defense contro un obiettivo che simulava le caratteristiche di un vettore classe Icbm si è svolto nel maggio del 2017 (Ftg-15). Nel precedente test (Ftg-06B), avvenuto nel giugno del 2014, un intercettore riuscì a distruggere un missile balistico a raggio intermedio. Quello del 2014 era anche l’ultimo successo dopo quattro precedenti fallimenti in quasi cinque anni e mezzo di test. Con l’intercettazione di questa notte, il Ground-based Midcourse Defense ha colpito il bersaglio undici volte su 20 test effettuati. Nei test di intercettazioni eseguiti dal 2010 al 2013, il bersaglio non è mai stato colpito. Nel gennaio 2016 il sistema Gmd ha completato un successo una prova di volo progettata per valutare le prestazioni dei nuovi propulsori ridisegnati. Ogni test di intercettazione costa mediamente 244 milioni di dollari. L’architettura di difesa del Pentagono prevede sistemi più affidabili (Patriot/Thaad), tuttavia progettati per intercettare missili balistici a media e breve distanza. Ancora oggi, il Ground-based Midcourse Defense è ritenuto un prototipo avanzato. Questo è il motivo per cui la Missile Defense Agency è alla ricerca di un nuovo Ekv che possa incrementare l'affidabilità complessiva dell'architettura di difesa.

Nel 2016, in una testimonianza scritta consegnata alla Sottocommissione del Senato, il direttore della Missile Defense Agency, il vice ammiraglio James Syring, scrisse testualmente: "L’Ekv dovrà essere ridisegnato e riprogettato con un sistema modulare, architettura aperta e interfacce comune per semplificare gli aggiornamenti futuri”.

La risposta dell’amministrazione Obama fu quella di aumentare il numero delle batterie di fuoco. In realtà avrebbe avuto più senso evolvere un’architettura preesistente, se non fosse che i tredici anni trascorsi hanno reso il prototipo Ekv non più in grado di affrontare le attuali minacce anche con corposi aggiornamenti. La Missile Defense Agency ha annunciato che la progettazione del nuovo Ekv è in fase avanzata e che sarà utilizzato per apportare sostanziali modifiche al nuovo intercettore che volerà per i test nel 2020.

La ridondanza della costellazione satellitare Usa

La difesa missilistica statunitense è strutturata su una rete globale di sensori per individuare e tracciare qualsiasi lancio contro obiettivi americani. La copertura si basa su diversi siti sparsi per il mondo e nello spazio. La rete in orbita è composta dalle costellazioni del Defense Support Program e Space Based Infrared System. Il radar Sbx-1 a banda X è solitamente rischierato a Pearl Harbor, nelle Hawaii. Diversi i radar di allerta precoce sono collocati in Alaska, Groenlandia, Gran Bretagna, Qatar, Taiwan e Giappone (attivi due sistemi radar An-Tpy-2 presso il sito di comunicazione Kyogamisaki nella prefettura di Kyoto ed il secondo, Shariki, nella prefettura di Aomori). La griglia di allerta su basa sui radar Spy-1 dei vettori Aegis sparsi nel globo. Tutti i dati sono gestiti dal sistema centrale di controllo presso la Schriever Air Force Base.

Qualora il paese X lanciasse gli asset counter-space contro la rete satellitare americana ed anche se la prima ondata riuscisse a distruggere tutti i bersagli designati (evitando gli intercettori a loro difesa), non riuscirebbe a degradare le capacità stratificata Isr e di proiezione degli Stati Uniti. Il Pentagono sarebbe comunque in grado di lanciare, con precisione ed efficacia, un attacco di rappresaglia con asset dotati di navigazione inerziale di backup. La costellazione satellitare Usa è progettata per essere ridondante a diverse altitudini e per garantire finestre di lancio utili anche dopo aver subito un devastante attacco preventivo. Maggiore è la distanza dei satelliti da colpire, minore sarà il tempo necessario per rilevare gli intercettori che sarebbero monitorati già nelle fasi di spinta, scatenando una rappresaglia. Le strutture di comando a terra nemiche verrebbero colpite da centinaia di testate nucleari, probabilmente prima dell’intercettazione finale nello spazio. L’intero arsenale cinese prevede missili Asat, sistemi anti-satellite co-orbitali, disturbatori terrestri ed armi ad energia cinetica diretta. Il primo obiettivo dei cinesi in un ipotetico conflitto, sarebbe quello di oscurare la rete di spionaggio ed intelligence USA. Gli Stati Uniti prevedono di subire diversi tipi di attacchi cinetici, elettronici ed informatici oltre a raid convenzionali contro le strutture di supporto a terra. I cinesi stanno attualmente sviluppando due nuovi missili Asat in grado di colpire i satelliti in orbita inferiore e superiore così come sistemi co-orbitali armati. Se eseguiti con successo, tali attacchi potrebbero minacciare in modo significativo, ma non definitivo l’intera rete orbitale degli Stati Uniti, specialmente se molteplici vettori venissero lanciati contro i satelliti militari e di intelligence. La Cina nega lo sviluppo di tecnologie anti-satellite.

Nella Missile Defense Review si ordina al Dipartimento della Difesa di avviare uno studio per esaminare le tecnologie più promettenti e fornire delle stime sui costi ed i tempi di sviluppo.

Il terzo sito di difesa missilistica

Perché aumentare le postazioni in Alaska?

Il Ground-Based Midcourse Defense ed i missili Sm-3 sono progettati per colpire i missili nello spazio. E’ altamente probabile che la traiettoria di un Icbm della Corea del Nord lo porterebbe sul Polo Nord per un’intercettazione che, se venisse tentata dall’Alaska, avverrebbe certamente nello spazio di allerta precoce dei radar russi. E’ altresì probabile che per tentare di difendere la costa occidentale degli Stati Uniti, il bersaglio verrebbe impegnato sopra l'Estremo Oriente russo (contro un solo Icbm si lanciano dai 4 ai 6 intercettori). Ed è questo un punto focale. La tempistica della prima finestra utile di tiro sarà determinante poiché soltanto l’intercettazione nella fase di spinta e propulsione aumenta le probabilità di successo, garantendo altresì una seconda raffica. In breve. Se i sei intercettori lanciati da Fort Greeley fallissero, il Pentagono avrebbe un’ultima possibilità con le quattro postazioni in California. Teoricamente l'architettura russa ed americana è progettata per affrontare gli “eventi inaspettati”. Teoricamente il lancio di quattro/sei intercettori dall’Alaska non dovrebbe scatenare una ritorsione termonucleare russa. Tuttavia nessuno sa come si comporterà la linea decisionale di Mosca qualora venisse messo sotto stress il sul sistema di allarme precoce. Esistono modelli validi per diverse occasioni, ma spetta all’uomo interpretare e discriminare correttamente la minaccia. Nella Missile Defense Review si suggerisce la possibilità di attivare un terzo sito di difesa, rendendo operativo temporaneamente o permanentemente il poligono di prova Aegis Ashore a Kauai, nelle Hawaii.

La vulnerabilità teorica di rispondere ad un attacco preventivo

L’Architettura Strategica Ipersonica cancella le teoriche vulnerabilità strategiche

La griglia radar degli Stati Uniti è in grado di rilevare e tracciare tutte le possibili traiettorie dei missili balistici russi lanciati verso il territorio USA. Qualsiasi tipo di attacco contro gli Stati Uniti non giungerebbe all’improvviso: centinaia di testate statunitensi sarebbero già in volo ancor prima che il suolo USA venisse colpito. Tuttavia affermare che lo scudo americano in Europa come in patria possa essere in grado di intercettare i missili balistici intercontinentali russi e cinesi è una sciocchezza. Mosca è pienamente consapevole che non esiste uno scudo di difesa antimissile in grado di azzerare una minaccia stratificata di proiezione lanciata da una potenza nucleare. Ed è un dato inconfutabile. Lo scudo USA non è assolutamente concepito per contrastare le forze strategiche stabilite come Russia e Cina. Nella remota ipotesi che si verificasse uno scenario da giorno del giudizio, lanci multipli in First e Second strike di missili balistici intercontinentali equipaggiati con testate termonucleari Marv, gli Stati Uniti non sarebbero in grado di difendere il territorio americano. E l’Architettura Strategica Ipersonica riscriverà nuovamente la deterrenza rendendo del tutto vane le attuali e già inefficaci contromisure. Proprio la Russia sta tentando di rimodellare quella presunta e teorica vulnerabilità alla sua capacità di rappresaglia completamente assicurata che Pechino vuole raggiungere con sistemi di ultima generazione come i DF-31 e JL-2. E’ un modello prettamente teorico collegato alla remota prospettiva di utilizzare asset nucleari. Tuttavia la vulnerabilità teorica di rispondere ad un attacco preventivo intacca la capacità politica e la libertà di agire in modo indipendente.

Secondo i dati della commissione militare russo-cinese, la difesa missilistica

degli Stati Uniti comprende 30 intercettori basati sul terreno (GBI), 130 missili SM-3 e 150 complessi di difesa missilistica. Secondo la Russia, Washington ha schierato 60 intercettori in Europa e altri 150 al Pacifico.

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