Austria, la Chiesa rifiuta di concedere il proprio terreno per il muro anti-migranti

Al confine tra Austria ed Ungheria un vescovo ha negato al governo l'utilizzo del terreno (di proprietà della diocesi) per costruire il muro anti-migranti: "anche la Sacra Famiglia era una famiglia di profughi"

Il vescovo  Ägidius Zsifkovics con la polizia austriaca
Il vescovo Ägidius Zsifkovics con la polizia austriaca

C'è un ostacolo alla costruzione del muro di confine anti-profughi voluto dall'Austria. Un ostacolo imponente e in parte inatteso: quello rappresentato dalla Chiesa cattolica.

Che nella regione del Burgenland, alla frontiera tra Austria e Ungheria, ha opposto un secco "no" alla decisione del governo di innalzare l'ennesimo tratto di recinzione di confine per contenere la pressione dei migranti che arrivano dalla rotta balcanica.

Il vescovo locale, monsignor Ägidius Zsifkovics, ha negato il permesso della diocesi alla costruzione del muro su alcuni tratti di terreno di proprietà della curia. Il tratto di confine interessato è quello tra i comuni di Heiligenbrunn e Moschendorf, nel distretto di Gussing, dove molti degli appezzamenti necessari all'installazione di pali e filo spinato appartengono a privati.

Il titolare della Diocesi, però, non ha voluto sentire ragioni e nonostante il progetto di costruzione proceda spedito, resta fermo sulle proprie posizioni: nel XXI secolo è impossibile, sostiene, avallare la costruzione di una barriere che umilia chi è costretto ad attraversarla di nascosto.

Monsignor Zsifkovics, tra l'altro, ha ricordato la propria infanzia a ridosso della Cortina di ferro che divideva il blocco sovietico da quello occidentale - immagine ancora molto viva nella sua memoria.

"Anche la Famiglia di Gesù è stata famiglia di profughi - ha dichiarato alla stampa locale - Chi non

riesce a comprenderlo non è cristiano."

Una posizione perfettamente allineata a quella espressa da Papa Francesco, che in più occasioni ha ribadito che "chi vuole alzare i muri si situa al di fuori del Cristianesimo".

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