Dopo la strage, la Turchia in piazza. "Identificato uno dei due kamikaze"

Secondo la stampa filo-governativa uno degli attentatori aveva meno di trent'anni. Ancora dubbi sui mandanti

Manifestanti in strada ad Anklara dopo la strage
Manifestanti in strada ad Anklara dopo la strage

Il giorno dopo l'attentato in cui hanno perso la vita 95 persone ad Ankara, la Turchia deve fare i conti con una strage di cui ancora non è chiaro il mandante e su restano molti punti da chiarire.

Ciò che ci sa è il numero dei morti, uccisi da due esplosioni mentre erano pronti a marciare per chiedere la pace in un Paese funestato dagli scontri nel Sud-est tra miliziani del Pkk ed esercito.

Ciò che si sa, da stamattina, è che uno dei due attentatori non aveva più di trent'anni. A sostenerlo è il quotidiano filo-governativo Yeni Safak, che sostiene le indagini abbiano già identificato uno dei due kamikaze che si sono fatti esplodere nella zona della stazione centrale.

Se si comincia a diradare la nebbia se non altro su questo punto, altre sono le domande da porsi. Nessuno finora ha rivendicato l'attentato e tanto la situazione interna della Turchia quanto le sue scelte in politica estera potrebbero portare risposte plausibili su chi sia il mandante di questa strage.

Il governo al momento non ha certezze e non fa che elencare i gruppi che hanno motivi di lagnanze con il governo Davutoğlu: l'Isis, perché dalle basi turche partono gli aerei della coalizione. Il Dhkp-C, gruppo di estrema sinistra che già in passato ha messo a segno attentati suicidi. Infine l Pkk, per le fortissime tensioni con i separatisti, anche se il gruppo ha proclamato ieri un cessate il fuoco che durerà fino alle elezioni di novembre.

La proposta di tregua del Pkk, considerato un'organizzazione terroristica da Ankara, ma pure da Stati Uniti e Unione Europea, sembra tuttavia destinata a cadere nel vuoto. Gli aerei turchi si sono alzati in volo di nuovo, oggi, e hanno colpito nel sudest del Paese e in Iraq, dove il gruppo ha la sua base.

Migliaia di persone sono scese in strada oggi, primo di tre giorni di lutto nazionale, in ricordo di quanti hanno perso la vita ad Ankara.

E tra le voci della piazza non manca quella di chi - come il leader del partito pro-curdo Hdp, Selahattin Demirtaş - accusa la Turchia di terrorismo, convinto che i colpevoli siano da cercare nelle pieghe nascoste dello Stato.

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