Turchia, gli Stati Uniti e il Dhkp-C. Un odio con una storia molto lunga

Due anni fa i militanti dell'estrema sinistra avevano messo a segno un attacco contro l'ambasciata Usa nella capitale turca. Oggi al consolato a Istanbul

Una guardia armata fuori dal consolato americano a Istanbul
Una guardia armata fuori dal consolato americano a Istanbul

La rivendicazione alla fine è arrivata e porta la firma del Dhkp-C (Partito-Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo). Sono stati i militanti del gruppo marxista-leninista, al bando in Turchia, a colpire il consolato statunitense a Istanbul, nel giorno di un altro attentato nella stessa città, che ha colpito una stazione di polizia.

Le motivazioni sono chiare. "Sono nemici dei popoli del Medio Oriente", si legge in un comunicato stampa. Un'affermazione coerente con l'ideologia del gruppo, che già in passato, oltre a colpire obiettivi legati alle istituzioni turche, ha preso di mira gli Stati Uniti e la Nato.

L'ultimo attentato contro un obiettivo occidentale fu nel 2013, ad Ankara. Nel mirino c'erano anche quella volta gli uomini della rappresentanza diplomatica di Washington. A colpire fu un attentatore suicida, che si fece esplodere davanti all'ambasciata nella capitale turca, uccidendo un uomo di guardia. Un'arma che il gruppo iniziò a usare negli Duemila.

La rivendicazione arrivò il giorno dopo. Dava un volto all'attentatore, Alisan Sanli, descritto come un "nostro guerriero", che il primo febbraio aveva "compiuto un atto di sacrificio" contro gli "assassini dei popoli del mondo".

Alisan Sanli, l'uomo del Dhkp-c responsabile dell'attacco ad Ankara
Alisan Sanli, l'uomo del Dhkp-c responsabile dell'attacco ad Ankara

Il gruppo, bollato come terrorista dalla Turchia, ma pure dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, aveva colpito ad Ankara anche dieci anni prima, prima di assumere il nome attuale. Nel 1992, per protestare contro la Guerra del Golfo, gli estremisti avavano ucciso due "contractor" americani e lanciato un razzo contro il consolato di Istanbul.

Sul finire degli anni Novanta, le autorità turche annunciarono di avere sventato un piano per colpire ancora il consolato americano e la base di Incirlik, dove stazionavano le forze statunitensi. Oggi dalla stessa base partono i raid contro il sedicente Stato islamico.

Ad aprile un uomo è stato fermato a Venezia, con l'accusa di essere un reclutatore per la sigla di estrema sinistra, che pochi giorni prima, a Istanbul, aveva sequestrato il procuratore Mehmet Selin Kiraz, poi colpito nel blitz delle forze di sicurezza e morto in ospedale. L'uomo, Erden Unal, è poi tornato in libertà perché gode dello status di rifugiato politico in Austria, in attesa di una decisione sull'estradizione.

Molti uomini sospettati di essere legati all'organizzazione sono stati arrestati nelle ultime settimane, durante un'ondata di arresti in cui le autorità turche hanno preso di mira sia i sostenitori dell'Isis che persone ritenute legate al Pkk curdo o al Dhkp-C.

Fonti della

sicurezza citate dall'agenzia di Stato Anadolu sostengono che fino a 650 persone legate alle due organizzazioni - entrambe fuorilegge in Turchia - si trovino in Paesi europei che si rifiutano di consegnarle.

@ACortellari

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