In circolazione ci sono oltre due milioni e mezzo di fucili su otto milioni e mezzo di abitanti. Eppure il tasso di omicidi è poco sopra lo zero e non si registra una strage a colpi di arma da fuoco da 18 anni, da quando nel 2001 furono uccise 14 persone nel Parlamento di Zugo. È il miracolo della Svizzera, il Paese della "neutralità armata", dove la passione per i fucili dilaga per storia e tradizione ma le armi non sono un problema sociale come negli Stati Uniti.
Ora però le cose potrebbero cambiare. Gli elvetici decideranno oggi tramite referendum se inasprire la legge sulla detenzione di armi per allinearsi agli obblighi dello spazio Schengen, a cui la Confederazione elvetica aderisce con importanti benefici, pur non essendo membro dell’Unione europea. Gli elettori dovranno stabilire se intendono accettare di trasporre nel diritto interno la direttiva europea che punta a migliorare la tracciabilità delle armi e ridurre il rischio che automatiche e semiautomatiche finiscano nel mercato nero e nelle mani sbagliate.
I sondaggi dicono che il cambiamento passerà con facilità. Secondo la televisione pubblica Ssr, il 65% degli svizzeri darà il via libera all’inasprimento della legge, appoggiato dal governo e da tutti i partiti, esclusa la destra conservatrice Udc (Unione democratica centrale) e la Comunità di interessi del tiro svizzero, che ha voluto il referendum. La ragione del cambio? Bocciare l’adeguamento alle norme europee rischia di rendere la Confederazione Elvetica incompatibile con l’area Schengen. Da qui la preoccupazione di chi voterà per il Sì: «Se vincesse il No, sarebbe la nostra Brexit», spiega Beat Flach, deputato del Partito verde liberale.
Per non tradire la propria storia, fatta di società di tiro diffuse in tutto il Paese e di soldati che dopo la leva possono portare a casa il fucile d'assalto, il governo di Berna è riuscito a strappare qualche eccezione. Le semiautomatiche passeranno alla categoria "armi vietate", ma non saranno messe al bando tout court. Per l’acquisto occorrerà chiedere un'autorizzazione speciale e dimostrare, se si è appassionati, di far parte di una società di tiro.
I soldati manterranno il diritto di portare a casa il fucile e utilizzarlo per il tiro sportivo, anche quando saranno sollevati dall’obbligo militare, che in Svizzera prevede corsi annuali dai 18 anni e per i dieci anni successivi. I dati dicono che gli elvetici hanno già perso la voglia: nel 2017 il 90% dei militari ha rinunciato a tornare a casa con l’arma della leva contro il 43% del 2004.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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