La Svizzera si è svegliata sul Covid-19

La Svizzera intende allargare a livello nazionale le misure ristrittive che solo ora vengono applicate nel Cantone del Ticino: il più colpito. Gli italiani bloccati nel paese avvertono: "Nessuna misura reale".

La Svizzera si è svegliata sul Covid-19

I nostri connazionali rimasti nello Stato elvetico sono preoccupati per la loro salute, perché la Svizzera - la quarta nazione europea per numero di contagi da Covid-19 dopo Italia, Germania, Spagna e Francia, ma la seconda se viene considerato il "rapporto" tra in numero di contagi e l'esigua popolazione - è in ritardo di almeno una settimana nell'innalzare le contromisure adeguate al contenimento del virus.

Secondo i dati ufficiali, attualmente sono 815 i casi confermati di "persone infette" da Covid-19 in Svizzera. Nel cantone del Ticino sono stati registrati 180 casi per una popolazione di soli 360mila abitanti: "un'incidenza altissima". Ma nonostante la vicinanza con l'Italia e la possibilità di prendere esempio con celerità dalle norme "speciali" imposte dalle nostre istituzioni, solo nella giornata di mercoledì è stata decretata la chiusura di piscine, palestre e università quali luoghi di "raduno" che possono esporre i cittadini elvetici al contagio da coronavirus. Le scuole dell'obbligo sono attualmente aperte, come uffici, bar e ristoranti - che in Ticino hanno solamente limitato a 50 gli avventori per ristorante. Una precauzione inadeguata se si conoscono spazi e numero di coperti che la maggior parte dei locali possiedono. Le scuole invece saranno chiuse solo da lunedì 16 marzo. Secondo diverse fonti in loco - molte già sottoposte alla quarantena perché provenienti dall'Italia (dunque potenzialmente infette) - "Non c'era stata fino ad ora alcun genere di vera limitazione e nessuna restrizione" legata alla "circolazione delle persone"; nemmeno in collegamento al transito dei circa "70mila frontalieri" - molti dei quali provenienti dalla Lombardia: "zona rossa" della prima ora in Italia.

Solo nelle ultime 48 ore si sono "rafforzati" i controlli al confine. Mentre la "pratica dello smart working" inizia ad essere applicata da molte aziende a partire soltanto da oggi, ma non c'è alcuna "indicazione" precisa. Al contempo alcuni lamentato come: "farsi fare un tampone è pressoché impossibile", anche e nonostante nei desk qualcuno sia già in quarantena per essere risultato positivo al Covid-19. Come in Italia ormai è pressoché impossibile reperire nelle farmacie i disinfettanti e le famigerate mascherine.

Per la giornata di oggi è stata indetta una "riunione d'emergenza" dei vertici del governo, mentre le autorità sanitarie hanno comunicato preventivamente attraverso i propri canale che le misure restrittive adottate in Ticino "saranno probabilmente estese a tutta la Svizzera". In queste ore risuona il monito dell'epidemiologo Marcel Salathé, del Politecnico federale di Losanna, che già in tempi non sospetti invitava tutta la popolazione elvetica a "non banalizzare la situazione". Esattamente ciò che accadeva in Italia a metà febbraio.

In Svizzera c'è una popolazione di 8.

57 milioni di persone e un numero di contagiati "confermati" che risulta essere quasi un terzo di quelli dichiarati dalla Francia - 2800 contagiati su una popolazione di 67 milioni - per fare un esempio che non vuole porre l'accento sull'allarme, ma sulla necessaria prudenza che la popolazione elvetica dovrebbe applicare prima ancora che il governo fornisca le proprie direttive adeguate alla situazione.

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