Teheran mobilita le sue truppe contro l’Isis al confine con l’Afghanistan: “ci difenderemo con la forza”

C’è un Islam che combatte con determinazione militare il terrorismo in casa e fuori. L’Iran sciita è uno di questi

Teheran mobilita le sue truppe contro l’Isis al confine con l’Afghanistan: “ci difenderemo con la forza”

La Guida della Rivoluzione Hassan Rohani ha commentato così gli attacchi che hanno colpito prima Beirut e poi Parigi: “L’Islam è una religione di misericordia e di pace, i terroristi prendono in ostaggio i tanti musulmani che vivono in Europa e negli Stati Uniti”. Poi ha telefonato all’omologo francese François Hollande esprimendogli la sua solidarietà: "Siamo determinati a combattere uniti la violenza e l’estremismo che distruggono la vita di donne, innocenti, bambini civili”. L’Iran, che combatte da oltre 4 anni in Siria i miliziani del Califfato accanto ai soldati sciiti libanesi di Hezbollah e l’esercito regolare siriano, tanto da aver perso in battaglia molti dei suoi generali (Teheran fornisce consulenza militare e non truppe), ha deciso che condurrà la guerra anche ai suoi confini.

L’Isis possiede i suoi centri di comando tra Mosul (Iraq) e Raqqa (Siria) eppure dispone di cellule para-militari dislocate dagli Stati Uniti fino al lontano Oriente passando per l’Europa. Così le autorità iraniane hanno deciso in questi giorni di avviare una serie di manovre militari di forze terrestri della brigata “Muhammad Rasul Allah” (Mohammad Messaggero di Dio) nel nord-est del Paese, al confine con l’Afghanistan. Il generale Amir Reza Azarban, comandante della provincia di Khorasan, ha detto che “uno degli obiettivi delle operazioni è quello di far fronte alle possibili azioni di gruppi terroristici alle frontiere”. Dal canto suo Ahmad Reza Pourdastan, comandante dell’esercito, ha affermato “sappiamo anche che i combattenti del gruppo takfirista-wahhabita Daesh sono presenti nel nord dell’Afghanistan e se si avvicinano a meno di 40 chilometri dal confine con l’Iran reagirà con la forza. Le minacce di Daesh non sono una novità per noi. Nel mese di giugno, avevamo già fissato una linea rossa a 40 chilometri dai nostri confini quando i miliziani di questo gruppo erano arrivati ​​nella provincia di Diyala (di confine tra Iraq e Iran, ndr)”. Le manovre coinvolgeranno elicotteri e truppe di terra, inoltre serviranno per testare le armi e le attrezzature progettate in questi anni e da ingegneri del centro di ricerca di Teheran.

In Afghanistan è in corso una guerra intestina tra i talebani e i combattenti locali che hanno sposato la causa dello Stato Islamico. Recentemente il vice comandante del Servizio di Sicurezza della Federazione Russa e capo dell’amministrazione nazionale anti-terrorismo, Yevgeny Sysoyev, aveva allertato i suoi alleati nella regione centro-asiatica sulle mire espansionistiche dello Stato Islamico, il quale sta tentando di stabilire un suo Califfato nelle province nord dell’Afghanistan utilizzandolo come avamposto per disseminare terrore e portare la guerra ai confini di Paesi come Russia, Iran, e Cina. Sbagliano quelli che parlano di “scontro di civiltà”. Quello dell’Isis è un fenomeno molto più complesso che vede rovesciamenti di fronte, alleanze tattiche, laissez faire strategici.

La verità è che da anni l’Occidente collabora con le monarchie del Golfo di religione wahabita, e che esiste un Islam che combatte con determinazione militare il terrorismo in casa e fuori. L’Iran sciita è uno di questi.

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