"Così inchioderemo Putin": parla la procuratrice di ferro

Irina Venediktova è la donna incaricata da Volodymyr Zelensky di provare i crimini di guerra russi in Ucraina sui quali dovrà pronunciarsi il tribunale de L'Aia

"Così inchioderemo Putin": parla la procuratrice di ferro

Irina Venediktova è la "procuratrice di ferro" incaricata da Volodymyr Zelensky di trovare le prove contro i crimini compiuti dai russi durante l'invasione. Lei l'ha fatto e ha già consegnato parte della sua documentazione, tanto che il tribunale internazionale de L'Aia ha già aperto un'inchiesta per crimini di guerra e contro l'umanità. Un risultato importantissimo per Irina Venediktova, 43 anni, ex docente di Legge, che a due anni lavora per ripulire l'amministrazione pubblica ucraina, nota al mondo per i suoi altissimi livelli di corruzione e inefficienza. "Lavoreremo prima di tutto per trovare prove, testimonianze ed evidenze, nulla resterà intentato. I crimini dell'invasione verranno documentati senza ombra di dubbio, nulla deve essere lasciato al caso", ha dichiarato al Corriere della sera.

Nei giorni scorsi, Irina Venediktova è stata fotografata nei luoghi simbolo di questa guerra, quelli in cui sono state denunciate le maggiori atrocità. Si è recata presso le fosse comuni di Bucha, Borodyanka, Irpin, Hostomel, Kharkiv e Chernihiv, mettendo da parte i completi grigi di ordinanza in favore dei ben più pratici giacconi con anfibi. Ha camminato tra le macerie delle città distrutte, visto con i suoi occhi e non tramite materiale fotografico e video cos'hanno lasciato i russi. Si è avvicinata alla prima linea di combattimento per toccare con mano le atrocità della guerra che sta devastando il suo Paese.

"Io vorrei proteggere le nostre città, i nostri bambini, la nostra gente. Non ho armi per farlo. Ma cerco ogni mezzo legale. Vorrei salvare Mariupol e tutti i nostri centri urbani sotto assedio dalla battaglia. Ci penso di continuo, il mio strumento è la Legge, non ne possiedo altri", ha spiegato Irina Venediktova prima di aggiungere: "Andiamo a proteggere civili innocenti e intanto cerchiamo già di compensarli contro la violenza del dittatore Putin". È attenta nelle parole da usare, le pesa ed evita di rilasciare dichiarazioni eccessivamente acccusanti nei confronti della Russia per evitare di causare un'escalation. Non parla per il momento di reati specifici, ma vuole avere in mano prove certe per provarli: "Prima di avanzare imputazioni precise dobbiamo raccogliere prove serie e inconfutabili".

Per averle, nelle scorse settimane ha mandato i suoi uomini a intervistare i rifugiati, gli uomini e le donne scappati dall'inferno delle città invase e

bombardate per raccogliere le loro testimonianze, le parole di chi ha vissuto sulla sua pelle l'orrore compiuto dai russi. Ed è tutto stato messo a verbale, nei dossier che L'Aia analizzerà per dare seguito alla sua inchiesta.

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