In questi giorni ha avuto inizio uno scontro tra l'amministrazione Trump e la Corte penale internazionale. Washington ha infatti introdotto delle restrizioni a carico del personale dell’organo giudiziario.
Il governo degli Stati Uniti ha annunciato, nei confronti dei funzionari del tribunale con sede all'Aia, un divieto "assoluto e permanente" di ingresso in territorio americano. Tale interdizione è stata presentata dalla Casa Bianca come una "ritorsione proporzionata" alla linea "antiamericana" sposata ultimamente dalla presidenza della Corte.
Maggiori dettagli del provvedimento in questione sono stati poi forniti alla stampa statunitense da Mike Pompeo, segretario di Stato federale che ha precisato che il divieto verrà revocato solo quando il tribunale interromperà ogni procedimento penale nei riguardi di militari Usa. A partire dal novembre del 2017, infatti, diversi fascicoli per crimini di guerra e contro l’umanità sono stati aperti da Fatou Bensouda, un procuratore della Corte, a carico di soldati di Washington stanziati in Afghanistan.
Proprio l’incriminazione di diversi membri delle forze armate statunitensi da parte dell’istituzione internazionale ha indotto l’amministrazione federale ad accusare quest’ultima di antiamericanismo e a predisporre tale ritorsione. Ad avviso di Pompeo, le indagini avviate da Bensouda nei confronti dei militari a stelle e strisce impegnati in missione contro i talebani sarebbero una "offesa alla dignità e al coraggio dei nostri ragazzi in divisa". Il segretario di Stato ha quindi ribadito che soltanto i tribunali Usa hanno il diritto di giudicare dei cittadini americani, bollando di conseguenza come “illegittima” la giurisdizione dell’organo internazionale.
Sempre Pompeo ha annunciato che, se i procuratori apriranno nuovi fascicoli a carico di funzionari federali della Difesa, verranno adottate misure "ancora più dure" ai danni del personale dell’istituzione globale, come, ad esempio, "sanzioni economiche".
I vertici della Corte hanno reagito all’interdizione varata dall’esecutivo Trump assicurando che non si lasceranno intimidre da quest’ultima.
L'ufficio di presidenza del tribunale dell’Aia, tramite un comunicato, ha infatti dichiarato che i procedimenti penali in cui risultano coinvolti membri dell’esercito statunitense non subiranno "alcuna interruzione" in seguito all’entrata in vigore del divieto voluto dal tycoon. La nota prosegue rimarcando l’assoluta “imparzialità” dell’istituzione globale e negando che quest'ultima svolga la sua missione in base ad "antipatie" verso determinati Paesi.
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