Turchia, Ocalan invita il Pkk ad abbandonare le armi

Il leader storico dei separatisti curdi del Pkk è in carcere dal 1999. Il conflitto coi curdi in 30 anni ha causato 40mila vittime

Ocalan in una foto del 1999
Ocalan in una foto del 1999

Si parla già di uno storico appello. E in effetti non si può chiamare in altro modo quello che Abdullah Ocalan, leader storico del partito curdo Pkk, ha lanciato dal carcere (nell'isola Imrali) ai suoi compagni. Basta con la lotta armata, bisogna trattare con il governo di Ankara. La sua dichiarazione è stata letta alla televisione turca dal deputato curdo Sirri Sureyya Onder. "È in corso un processo per metter fine a 30 anni di conflitto, con una pace perpetua, il nostro principale obiettivo è ottenere una soluzione democratica - recita l’appello -. Mi rivolgo al Pkk perché organizzi un congresso straordinario in primavera per prendere la decisione storica e strategica di metter fine alla lotta armata sulla base di principi mutuamente concordati. Questo appello è una storica dichiarazione d’intenti per sostituire la politica democratica alla lotta armata".

In carcere da quindici anni per alto tradimento, il leader del Pkk continua ad essere molto ascoltato. Nel 2013 ha ordinato un cessate il fuoco che finora ha retto malgrado i profondi rapporti di sfiducia fra le parti. Più di 40mila persone, in maggior parte curdi, ricorda la Bbc, sono morte in 30 anni di lotta armata per ottenere una patria curda nella Turchia sud orientale. E grazie anche al forte impegno dei combattenti curdi contro l'Isis, nel mondo si è tornati a parlare delle rivendicazioni di questo popolo, una nazione ma non uno Stato indipendente, diviso tra Turchia, Siria, Iran, Iraq e Armenia.

Le trattative fra Ocalan e il governo turco, condotte per Ankara dal capo dei servizi segreti del Mit Hakan Fidan, sono iniziate tre anni fa e hanno attraversato fasi alterne. L'anno scorso il Pkk ha accusato il presidente Erdogan di non rispettare gli impegni presi e annunciato uno stop al ritiro dei propri combattenti dal territorio turco. Una recente ripresa del dialogo è stata frenata dalla presentazione da parte del governo turco di una nuova legge sulla sicurezza che dà ampi poteri a polizia e governatori: secondo l’opposizione farà della Turchia uno stato di polizia. Al Pkk il governo chiedeva l'annuncio della rinuncia alle armi prima dell’avvio di trattative dirette con la direzione militare del gruppo, in esilio nel Nord Iraq, mentre il Pkk, secondo la stampa turca, esige che le trattative formali inizino prima. Nell’incontro con la delegazione Hdp, riferisce Hurriyet online, il vicepremier Yalcin Akdogan ha affermato che fare tacere le armi contribuirebbe allo sviluppo delle trattative.

L'Europa ha gradito la mossa di Ocalan.

Il portavoce dell’Alto Rappresentante per la Politica estera dell'Ue, Federica Mogherini, esprime soddisfazione per l’annuncio: "Auspichiamo che tutte le parti facciano un passo decisivo verso la riconciliazione e la democraticizzazione. L'Ue darà il suo sostegno più forte, anche attraverso l’uso dei fondi pre-adesione".

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