Greta Ramelli tornerà o non tornerà in Siria? Per il momento non lo sappiamo. Certo è che la volontaria - partita per aiutare i ribelli anti-Assad, rapita prima dai miliziani islamici e poi liberata (dietro lauto compenso?) dal nostro governo - continua a coltivare strane amicizie, almeno sui social network, con uomini e donne che sembrerebbero attratti più dalla guerra santa che dal volontariato.
Prendiamo per esempio questo contatto, il cui nome compare rigorosamente in arabo: م.أبوإبراهيم الشمري. Come immagine di copertina, questo amico di Greta ha un kalashnikov. Un cimelio di famiglia? Un'arma con la quale combatte contro Assad? Non lo sappiamo. Però c'è e campeggia sul profilo di quest'uomo. Va bene, si potrebbe obiettare, è solamente un caso. Potrebbe esserlo se gli amici Greta non continuassero a postare foto mentre imbracciano armi oppure foto di "martiri caduti per liberare la Siria da Assad".
C'è poi chi non si accontenta di postare solamente la foto di un mortaio, ma, anzi, la accompagna con un video di YouTube in cui si sentono dei miliziani islamici che, dopo aver sparato, urlano "Allahau Akbar".
E poi c'è chi, come Zakarya Ebraheem, che, se da una parte posta immagini in cui si segnala il divieto di armi, dall'altra usa come copertina della propria pagina Facebook un miliziano, probabilmente morto durante gli scontri in Siria.
Tra gli amici di Greta Ramelli ci sarebbe anche qualcuno che guarda a Roma, molto probabilmente non per fare un Erasmus.
O, almeno, è questo quello che si evince dalla foto postata da Mahmoud Sulaiman, in cui si vede un miliziano islamico in un anfiteatro romano, corredato dalla scritta "Allahu Akbar, Allahu Akbar, Allahu Akbar".Insomma, Greta Ramelli non sembrerebbe proprio frequentare buone compagnie. E, si sa, chi va con lo zoppo prima o poi impara a zoppicare.
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