Ucraina, introdotta castrazione chimica obbligatoria per i pedofili

L’introduzione dell’obbligo della castrazione chimica è stato duramente criticato dalle associazioni per i diritti umani

Ucraina, introdotta castrazione chimica obbligatoria per i pedofili

La Verchovna Rada, ossia il parlamento unicamerale ucraino, ha appena approvato una legge sulla castrazione chimica obbligatoria ai danni dei pedofili.

Il nuovo provvedimento è stato approvato da uno schieramento partitico trasversale dopo essere stato proposto da Oleh Lyashko, esponente del nazionalista Partito Radicale. L’iniziativa di costui, a detta dei giornali locali, sarebbe principalmente finalizzata a fare "recuperare un po’ di voti" alla sua formazione politica, che, alle elezioni generali di domenica prossima, rischia di non superare la soglia di sbarramento del 5%.

La controversa riforma prescrive che i soggetti condannati per abusi su minori vengano sottoposti a “iniezioni obbligatorie di agenti inibitori degli ormoni androgeni” e, inoltre, dispone un inasprimento di pene ai danni dei colpevoli del crimine in questione. La nuova legge istituisce anche un “registro nazionale” dove verranno inseriti i nomi di tutti i responsabili di pedofilia.

Lyashko, promotore della riforma penale, ha giustificato ai media nazionali l’entrata in vigore di norme drastiche contro i molestatori di ragazzini menzionando recenti episodi di cronaca che hanno scosso il Paese. Ultimamente, infatti, in Ucraina si sono verificati numerosi rapimenti, stupri e omicidi di minorenni. Il caso più recente, risalente al 19 giugno scorso, ha visto coinvolta l’undicenne Dariya Lukyanenko, uccisa e gettata in una fogna dopo essere uscita di casa per recarsi a lezione di danza. Gli inquirenti avrebbero poi accertato che ad assassinarla sarebbe stato un ventiduenne, amico della famiglia Lukyanenko. Lyashko ha poi dichiarato alla stampa che la sua prossima iniziativa anti-pedofili consisterà nell’introduzione della “pena di morte” contro tale categoria di criminali.

Le organizzazioni per i diritti umani hanno subito esternato la loro indignazione per l’entrata in vigore della legge sulla castrazione chimica obbligatoria. Amnesty International ha appunto bollato tale pratica anti-pedofili come “indegna di un Paese civile” e ha in seguito esortato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, presentatosi più volte come“un liberale”, a “esercitare il suo potere di veto” contro il provvedimento approvato dal parlamento.

Anche la polizia ucraina, per bocca del suo capo Vyacheslav Abroskin, ha condannato le disposizioni volute da Lyashko, in quanto la castrazione chimica obbligatoria equivarrebbe a una “vera e propria tortura”, ossia a una pratica vietata dalla Costituzione di Kiev e dai trattati internazionali sottoscritti dalla repubblica ex-sovietica. Di conseguenza, ha spiegato Abroskin, soltanto una “castrazione facoltativa, attuata su richiesta del condannato” avrebbe potuto essere compatibile con l’ordinamento giuridico del Paese slavo.

Feroci critiche all’indirizzo della recente riforma penale sono state lanciate, inoltre, dai parlamentari che non hanno manifestato il proprio sostegno verso quest’ultima. Ad esempio, il deputato moderato Mustafa Nayyem ha etichettato l’approvazione trasversale della controversa legge da parte della Verchovna Rada come “il trionfo della stupidità”.

Ad avviso di Nayyem, infatti, quasi tutti i deputati che hanno dato il via libera alla normativa incriminata avrebbero espresso il proprio parere favorevole “senza neanche conoscere il contenuto del provvedimento che stavano votando”.

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