Lo scontro tra Occidente e Russia si sposta dalla Siria alle steppe sconfinate del cyber spazio. Si chiama “Grizzly Steppe”, secondo l’Fbi e il dipartimento della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti l’ultima minaccia che arriva da Mosca. Una maxi operazione di hackeraggio portata avanti da mesi, secondo gli americani, dalle agenzie di intelligence russe.
L’obiettivo, si legge in una dichiarazione congiunta di Londra e Washington sarebbe quello di “supportare le attività di spionaggio, estorcere proprietà intellettuali, mantenere un accesso continuo al network delle vittime e porre potenzialmente le basi per future operazioni offensive”. Nel mirino di quella che gli Usa definiscono una “attività informatica sospetta” ci sarebbero milioni di router e firewall appartenenti a “organizzazioni governative e del settore privato, fornitori di infrastrutture critiche e gli Internet service provider (Isp) che supportano questi settori". “Chi controlla le linee di una rete”, mette in guardia l’intelligence americana assieme ai colleghi del National Cyber Security Centre del Regno Unito, “controlla essenzialmente i dati che scorrono attraverso quel network”.
Per ora i due Paesi non hanno fornito esempi concreti di sistemi violati dai pirati informatici ma il rischio, avvertono nella nota, è quello di rischiare di perdere “dati, identità, password e persino il controllo dei propri sistemi”. Le attività degli hacker russi, in sintesi, “minacciano la sicurezza, stabilità e il benessere economico” dei due Paesi, conclude la nota diramata dal governo britannico e statuintense. Insinuazioni pesanti e un allarme congiunto, quello di Usa e Regno Unito, che non ha precedenti recenti. La mossa sottolinea la collaborazione sempre più stretta tra i governi occidentali nella guerra informatica contro l’“orso russo”. Entrambi i Paesi, del resto, hanno ripetutamente accusato il Cremlino, nei mesi scorsi, di aver interferito, attraverso “campagne di disinformazione” lanciate sui social media, nel referendum sulla Brexit e nelle presidenziali americane del 2016.
Accuse più volte respinte da Mosca, che anche in questo caso definisce “infondato” l’allarme lanciato da Washington e Londra. Per il portavoce del Cremlino, Dmitrj Peskov, si tratterebbe di tesi “totalmente prive di valore”. "Non sappiamo su che cosa si basino queste nuove accuse", ha replicato il portavoce di Vladimir Putin.
"Come al solito, nessuno si preoccupa di fornire prove a sostegno di queste teorie”, ha commentato Peskov, il quale si è rifiutato, per questo motivo, di rispondere nel merito alle affermazioni contenute nella nota degli esperti statunitensi e britannici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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