"Vietato parlarne". Mosca impone il silenzio ai parenti dei marinai uccisi

Sull'affondamento dell'incrociatore Moskva, la Russia chiede il silenzio ai parenti delle vittime. "Se parlano non riceveranno alcun risarcimento e saranno denunciati"

"Vietato parlarne". Mosca impone il silenzio ai parenti dei marinai uccisi

Silenzio assoluto, bocche cucite. Ai parenti delle vittime sarebbe stato chiesto di tacere, di soffocare il dolore: così vuole lo Zar. Il Cremlino avrebbe imposto il silenzio ai familiari dei marinai rimasti uccisi nell'attacco ucraino all'incrociatore russo Moskva, colpito e affondato lo scorso 13 aprile nel Mar Nero. A distanza di mesi, quello smacco subito dall'esercito di Putin ancora genera imbarazzi e fa gridare vendetta. Non doveva finire così: lo ripetono innanzitutto i genitori degli almeno 40 soldati morti in quella circostanza, tra errori e indicibili falle sottaciute da Mosca. Ora, quella stessa reticenza viene richiesta - anzi, ordinata - anche a chi ha perso i propri cari.

A rendere noto il dettaglio è stata l'intelligence di Kiev, secondo quanto riportato dall'agenzia Ukrinform. Stando alle fonti ucraine, i famigliari delle vittime del Moskva sarebbro stati persuasi a non parlare con nessuno della sorte dei loro figli e mariti che si trovavano a bordo dell'incrociatore. Un lavoro di convincimento affidato a un gruppo speciale di psicologi, medici e avvocati che la Federazione Russa ha affiancato ai parenti dei marinai. Oltre a fornire un supporto, secondo i servizi ucraini i sudetti esperti avrebbero il compito di evirare eventuali fughe di notizie sui marinai morti e dispersi. Sì, perché uno degli aspetti più controversi dell'intera vicenda è legato proprio al numero degli ufficiali colpiti.

Nei giorni successivi all'attacco, la madre di un marinaio aveva detto che 40 persone a bordo della nave era decedute e molte altre erano rimaste ferite. Numeri che tuttavia non hanno mai avuto un'ufficialità, né mai l'avranno. Il Cremlino infatti ha deciso di intraprendere la linea dell'assoluto silenzio, anche per coprire le proprie carenze sul fronte della difesa marittima. Alcuni esperti, ad esempio, ritengono che l'incrociatore avesse una dotazione obsoleta, inadatta a far fronte a un attacco simultaneo da diversi settori.

I marinai erano consapevoli di quei rischi o pensavano di navigare in tutta sicurezza? I vertici militari russi sapevano di esporre i loro uomini al rischio? Domande che i parenti delle vittime non potranno più fare, se non scegliendo di mettersi contro Mosca. Con tutte le conseguenze che ciò comporta. Le famiglie dei caduti sarebbero state avvertite del fatto che, trasgredendo alla richiesta di silenzio e alle istruzioni statali, non riceveranno alcun risarcimento per la perdita dei loro cari e saranno anche perseguite penalmente.

Durante un recente incontro a Sebastopoli tra il comandante della flotta russa del Mar Nero e le famiglie dei marinai uccisi - riporta ancora Ukrinform - l'alto ufficiale è arrivato scortato da

una squadra delle forze speciali. A dimostrazione del clima di tensione tutt'ora presente. Secondo i funzionari dell'intelligence, alcuni familiari avrebbero scelto di non incontrarlo in segno di protesta.

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