"La vogliono a tutti i costi". Il piano russo per prendersi Severodonetsk

Proseguono i combattimenti nel Donbass, nella notte il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avvertito che i russi "vogliono soprattutto Severodonetsk a tutti i costi"

"La vogliono a tutti i costi". Il piano russo per prendersi Severodonetsk

La nuova settimana in Ucraina è iniziata allo stesso modo di come è terminata la precedente. Notte di raid e combattimenti soprattutto, ancora una volta, nell'est del Paese e in particolar modo a Severodonetsk. A confermarlo, nel suo discorso notturno pubblicato sul proprio canale Telegram, è stato lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "I russi - ha detto - oramai hanno perso il loro futuro e il loro legame con il mondo. Proseguono l'attacco all'Ucraina e vogliono Severodonetsk a tutti i costi. Hanno già distrutto il 90% della città".

La situazione a Severodonetsk

Severodonetsk è assediata dalle truppe di Mosca. Sul suo destino nelle ultime ore sono state lanciate diverse speculazioni. Domenica il leader ceceno Ramzan Kadyrov aveva parlato di una definitiva conquista di Severodonetsk. Circostanza poi smentita dagli ucraini e non confermata dagli stessi russi.

Probabilmente in città è in corso un'intensa battaglia urbana. Ma si sa poco perché dal suo interno non stanno arrivando molti video. Del resto il territorio è quasi del tutto isolato sul fronte delle comunicazioni. Inviare immagini e testimonianze dal cuore di Severodonetsk risulta quasi impossibile.

Il rischio è che l'intero perimetro urbano possa subire la stessa tragica sorte di Mariupol. Il governatore della regione di Lugansk, a cui appartiene Severodonetsk, ha parlato nei giorni scorsi di una città distrutta al 60%, con il 90% delle abitazioni totalmente o parzialmente inagibili. Sabato lo stesso governatore aveva messo in conto un possibile ritiro delle forze ucraine per evitare ulteriori perdite tra l'esercito di Kiev. Eventualità per il momento però non verificatasi. Severodonetsk potrebbe resistere diversi giorni, così come potrebbe capitolare in poche ore.

Gli altri fronti

Si combatte anche nell'area attorno Lyman, la cittadina conquistata venerdì dalle truppe di Mosca situata tra Izyum e il cuore del Donbass. I russi stanno provando, con raid segnalati anche nella notte, a sfondare lungo la sponda meridionale del Seversky Donetsk, il fiume che bagna il territorio di Lyman. In questo modo si ritroverebbero a pochi chilometri da Slovjansk e soprattutto Kramatorsk, “capoluogo” provvisorio dell'oblast di Donetsk e dunque altro importante obiettivo strategico per Mosca.

Scontri nella notte appena trascorsa sono stati segnalati infine anche nell'area di Popasna, la zona cioè a ovest della linea di contatto con i separatisti di Donetsk in cui i soldati del Cremlino hanno conquistato diversi villaggi a partire dalla scorsa settimana. La dinamica emersa nelle ultime ore dunque ha certificato un'ulteriore grande pressione russa in tutto il Donbass.

Raid e bombardamenti però sono stati registrati dalle forze di sicurezza di Kiev anche su altri fronti relativamente calmi e saldamente sotto il controllo ucraino. A Kharkiv da diverse ore le autorità locali segnalano esplosioni all'interno della città e nella regione circostante. Anche durante la visita del presidente ucraino Zelensky in città, avvenuta nella giornata di domanica, i raid non si sono fermati. Esplosioni segnalate anche a Chernihiv e Sumy, nel nord del Paese, così come nella regione di Mykolaiv, situata nel sud dell'Ucraina.

Nessun accordo

Sotto il fronte politico, nella notte è emerso maggiormente il divario tra i vari governi europei i quali ancora una volta non hanno raggiunto un accordo su un nuovo pacchetto di sanzioni riguardanti il petrolio russo.

In particolare, già da ieri pomeriggio da Bruxelles si parla di mancata intesa su una proposta che vietava l'importazione del greggio da Mosca, con eccezione dell'oleodotto che trasporta l'oro nero verso l'Ungheria e i Paesi orientali. Anche su questa bozza però è arrivata la fumata nera. Perplessità sulla proposta sono state espresse soprattutto dalla Germania.

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