La storia si ripete e, a distanza di quattro anni dall'inizio dello scandalo passato alla storia con il nome di "Doping di Stato", la Wada (ovvero l'Agenzia mondiale antidoping) ha stabilito che gli atleti russi saranno banditi dagli eventi sportivi per i prossimi quattro anni. In seguito a questa decisione, i rappresentanti di Mosca non potranno partecipare alle Olimpiadi di Tokyo del 2020 e ai Giochi invernali di Pechino del 2022 (ma saranno agli Europei di calcio del 2020, dove la Russia aveva ottenuto la qualificazione alla fase finale). Ma non solo. Secondo quanto riporta l'agenzia ItalPress, la sanzione sarà estesa anche ai dirigenti sportivi e ai membri del governo, che non potranno in alcun modo presenziare agli eventi sportivi.
L'unico modo che avranno gli sportivi russi per partecipare agli eventi (sotto una bandiera neutrale però) sarà quello di dimostrare la loro estraneità ai fatti, come ha psiegato un portavoce della Wada: "Gli atleti russi, se desiderano partecipare ai Giochi Olimpici o Paralimpici o qualsiasi altro evento importante incluso nelle raccomandazioni, devono dimostrare di non essere coinvolti nei programmi di doping descritti nel rapporto 'Mclaren' o che i loro i campioni non sono stati falsificati".
Ora, la Rusada, ovvero l'Agenzia antidoping russa, ha a disposizione 21 giorni per fare ricorso al Tribunale arbitrale internazionale dello sport (Tas) di Losanna che, una volta sentite le ragioni dei russi, emetterà poi una decisione definitiva. Le speranze di Mosca sono però poche, come ha amaramente ammesso anche il capo della Rusada, Yury Ganus: "Non c'è alcuna possibilità di vincere questo caso in tribunale".
Lo scontro tra la Russia e la Wada
Nei giorni scorsi si era già alzata l'asticella dello scontro tra la Russia e l'Agenzia mondiale antidoping. Il 26 novembre, il Comitato indipendente di revisione della conformità (Crc) della Wada ha chiesto nuove sanzioni contro Mosca in quanto colpevole di "un caso estremamente grave di non conformità con l'obbligo di fornire una copia autentica dei dati". Accusa rispedita però al mittente dai funzionari russi che hanno parlato di "eccessiva durezza e danneggiamento dello sport in Russia".
Subito dopo, però, è intervenuto il Comitato olimpico internazionale (Cio), chiedendo azioni e pene più severe nei confronti di coloro che verranno trovati responsabili di manipolazione di dati in quanto rappresenterebbero "un attacco alla credibilità dello sport ed è un insulto al movimento sportivo in tutto il mondo".
A rincarare la dose è stato poi Travis Tygart, capo dell'Agenzia anti-doping degli Stati Uniti (Usada), che ha chiesto il divieto generale degli atleti russi ai Giochi di Tokyo, dicendo che la "Wada deve essere più dura e imporre la piena restrizione alla partecipazione degli atleti russi alle Olimpiadi che le regole consentono. Solo una risposta così risoluta ha la possibilità di attirare l'attenzione della Russia, cambiare comportamento e proteggere gli atleti puliti che gareggeranno a Tokyo. Le generazioni future di atleti in Russia meritano più di una risposta cinica e debole".
A questo punto la Russia ha annunciato di esser pronta a collaborare, ma senza ottenere alcuna distensione o apertura da parte degli organi sportivi internazionali: "Ci dispiace, le autorità sportive russe sono state, sono e rimarranno il più aperte possibile alla cooperazione e alla collaborazione con la comunità sportiva internazionale e anche con la Wada", ha fatto sapere il portavoce del presidente Vladimir Putin, Dmitry Peskov. Più dura, invece, Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri, che ha affermato: "È in atto una politicizzazione della questione per buttare fuori la Russia. C'è un termine per questa cosa: concorrenza sleale. È una battaglia senza regole, forse siamo già a una guerra". E poi: "Il problema doping viene focalizzato esclusivamente sulla Russia, degli altri Paesi non si parla affatto".
Lo scorso 5 novembre, il presidente del Cio Thomas Bach ha chiesto di non fare speculazioni di natura politica, ma la sua richiesta pare esser rimasta lettera morta. Già perché è difficile slegare la decisione della Wada dalla volontà di diversi Paesi di mettere nell'angolo Mosca.
Certamente ci saranno stati abusi da parte di Mosca e, sicuramente, i risultati anti doping saranno stati alterati da funzionari russi. Ma è molto difficile pensare che questo non sia successo anche altrove. Come recita l'adagio, infatti, le leggi si applicano ai nemici e si interpretano per gli amici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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