Julian Assange aveva promesso di costituirsi nel caso in cui Obama avesse concesso la grazia a Chelsea Manning, l'ex marine (Bradley Manning) che aveva trafugato i file da cui era partito lo scandalo Wikileaks. A tre giorni dalla fine del suo mandato Obama ha commutato la pena a Manning, che sarà libera da maggio. Ora tutti si chiedono: cosa farà Assange?
"Tutto ciò che (Assange) ha detto, lo manterrà", si legge sull’account Twitter di Wikileaks. È la risposta a una domanda posta da Raphael Satter, giornalista dell’Associated Press. "Non potremmo essere più chiari di così - si legge ancora su Twitter - Non chiedere altro". In un altro tweet Wikileaks sembra suggerire che il proprio fondatore voglia prendere in considerazione l’eventualità di un processo negli Stati Uniti: "Assange - si legge - è fiducioso di poter avere giustizia in un processo equo negli Stati Uniti", un evento che l’amministrazione Obama "aveva impedito".
Un altro legale del fondatore di Wikileaks, Barry Pollak, ha invece insistito sulla necessità che l’amministrazione americana prima faccia chiarezza sullo status di Assange. "Il Dipartimento di Giustizia non dovrebbe perseguirlo - ha scritto in una nota - per il fatto che ha pubblicato informazioni veritiere e dovrebbe immediatamente chiudere l’inchiesta penale su di lui". Presto scopriremo cosa de iderà di fare Trump.
Dopo qualche ora uno dei legali di Assange, Barry Pollack, fa sapere che il fondatore di Wikileaks non intende costituirsi. E spiega il motivo: "Aveva chiesto la grazia e la scarcerazione immediata". Ma così non è stato.
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