Un intervento militare è arrivato oggi, con l'Arabia Saudita che si è messa alla testa di una coalizione di Paesi per bombardare le postazioni dei ribelli houthi e il legittimo presidente ormai sempre più inerme, asseragliato ad Aden o in fuga.
Ma se gli attacchi aerei sullo Yemen mettono in allerta le ong e la politica, che chiede ancora una soluzione politica, almeno per canali ufficiali, c'è poi chi, come Intersos, ricorda che la situazione per i civili era molto criticata già prima che i sauditi decidessero di armare i caccia.
"Si rischia che la situazione umanitaria diventi ancora più critica", ha ccomentato il direttore regionale Alessandro Guarino, che dal Paese è tornato a inizio mese, dopo una missione di tre settimane. In Yemen da molti anni, Intersos parla di una situazione "di estrema debolezza", per quello che è ancora il più povero e arretrato tra gli Stati arabi.
In Yemen vivono più di 25 milioni di persone, ma tra di loro ci sono anche numerosi rifugiati. "250mila - spiega Guarino - arrivano dal Corno d'Africa". Ci sono poi "330mila sfollati e più di 10 milioni di persone che vivono in una situazione di insicurezza alimentare", che non devono passare inosservate mentre si guardano i raid aerei colpire il Paese.
Non sono soltanto la capitale Sana'a e la città di Aden a essere in pericolo, mette in guardia
Guarino. "La situazione è critica anche nella zona del governatorato di Lahj, dove vivono molti migranti originari del Corno d'Africa, rifugiati provenienti da Somalia ed Etiopia, fuggiti da una situazione di insicurezza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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