Allora, Morgan, alla fine è stato assolto: per il giudice non ha diffamato Bugo. «E ne sono felice». Adesso con Bugo potreste fare un altro brano insieme: il feat. della pace. «Con lui voglio fare pace, che la pace sia con lui».
C'è qualcosa di inarrestabile in Morgan che parla proprio qualche ora dopo che il Tribunale di Imperia gli ha tolto dalle spalle l'accusa di diffamazione aggravata (ricordate il Sanremo 2020, le «brutte intenzioni, la maleducazione»?) e gli lascia affrontare ancor più libero il grande ritorno nella discografia con Warner: «Sono una specie di sarcofago musicale, sono tanti anni, diciamo dal 2010, da quando sono stato eliminato prima di gareggiare, che manco dalla discografia anche se ho scritto un brano al giorno, praticamente ho diciotto dischi già pronti da pubblicare».
Fu eliminato per una intervista galeotta che strizzava l'occhio all'uso di droga e «il giorno dopo anche mia mamma mi ha telefonato in lacrime ma perché l'hai fatto? e si parlava solo di me, da quel momento mi è successo di tutto».
Tempi andati.
Oggi il primo brano del suo secondo battesimo, tra l'altro presentato in anteprima al Concertone del Primo Maggio, ha un titolo che da solo vale una recensione: Rutti. «È una canzone di protesta, più o meno come L'Avvelenata di Guccini tanti anni dopo. Ho scritto il verso e la musica va sulla falsariga del Giudice di Fabrizio De André. L'ho spedita al presidente della Warner, che mi ha risposto subito: È una hit». E così, nel mezzo di un monologo lungo e deragliante alla sua maniera, Morgan conferma che pubblicherà altri brani, uno dei quali composto con Achille Lauro e Chiello, un altro si intitola Lamentatevi e comunque anche «il nuovo album sarà un album di protesta, il mondo non va nella direzione dell'inclusione e io ne sono la conferma».
Ma sia chiaro, non una protesta politica perché «è prevedibile protestare contro il governo, contro la destra». Alla larga. «La mia è una protesta culturale per il ripristino dei valori umanistici in una Italia che è in condizione di torpore». Morgan è invece attivissimo.
Primo passo: pubblicherà tanti brani. Poi la tv: «Farò un programma in alternanza con Bollani su Raitre prima del Tg nella fase di access prime time, una striscia di sei puntate dal lunedì al sabato, nelle prime vorrei invitare Corrado Augias». Poi i libri: «Pubblicherò per Rai Libri La Nona di Beethoven spiegata ai giovani».
E ancora la direzione artistica di Villa Verdi: «Ho sbagliato ad annunciare che il ministro Sangiuliano mi avesse già dato l'incarico, ma diciamo che c'è interesse. Non è un mistero che il ministero sia per me importante».
Infine, ci mancherebbe, c'è il Festival di Sanremo: «Hanno cambiato conduttore, Carlo Conti rappresenta un'altra logica, ho fatto Sanremo con entrambi, diciamo che hanno modi diversi di intendere le cose, più o meno come Mussolini e Stalin» (ride, scherza, no allusioni per carità - ndr). Però «potrei tornare al Festival» lo dice, e chissà quanto ci crede.
A proposito di tv, c'è l'inevitabile riferimento alla nuova giuria di X Factor formata da Paola Iezzi, Achille Lauro, Jake La Furia e Manuel Agnelli: «A priori mi sembrano ottime scelte. Manuel è il mio sostituto (ride - ndr), su Lauro sono davvero curioso, Jake può essere un prodigio di smartness e Paola la conosco bene, ho anche suonato il basso in Vamos a bailar».
Morgan inanella una frase dietro l'altra e nella miriade di ricordi, esempi e citazioni stavolta forse la polemica spunta meno del solito, indugia a parlare di «calligrammi» o di «grafolinguismo», canta battiatescamente il brano inedito Menzogna e giardino con il testo di Pasquale Panella «da un disco già annunciato e che vorrei pubblicare», si siede al piano per dimostrare che tutti i brani trap «sono costruiti sui quattro accordi di No woman no cry di Bob Marley, sempre gli stessi» e si conferma di essere totalmente altro da chiunque sia in circolazione oggi, talvolta fumoso, quasi sempre visionario, persino criticabile o non
condivisibile o addirittura non attendibile, ma sempre spumeggiante, autoreferenziale, curioso. Forse è l'occasione buona che tutta questa energia creativa finisca davvero nell'alveo giusto e non si disperda in mille rivoli volatili.
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