Ieri, a Washington, è caduta unaquila. Mancato allarme però tra gli animalisti, perché il volatile miseramente precipitato a terra non era uno degli ultimi rari esemplari in piume o ossa di bald eagle, laquila calva che è lindiscussa e venerata icona dellAmerica. Era però la sua riproduzione in metallo, una pataccona dottone del valore venale di pochi dollari, ma dotata di altrettanta se non maggiore forza simbolica in quanto Presidential Seal, ovvero il sigillo del Presidente. È la stessa aquila riprodotta sul servizio buono della Casa Bianca e sulla carlinga dellAir Force One. La stessa che ogni presidente ha davanti a sé, attaccata al podio, quando parla in pubblico.
Appunto. A cadere, ieri, è stata proprio quella. Barack Obama stava parlando a una conferenza a Washington, organizzata dalla rivista Fortune. Un incontro con lassociazione delle Donne più potenti dAmerica. A metà intervento, senzaltro perché mal fissato, laquilotto dottone si è staccato dal pulpito ed è precipitato a terra con un sonoro tonfo, amplificato dalla selva dei microfoni schierati dalle televisioni presenti.
Mentre gli uomini della sicurezza mettevano prontamente mano alle pistole, lanciando sguardi indagatori a 360 gradi, Obama si è limitato a protendersi in avanti oltre il leggio, allungando lo sguardo fino a scorgere il proprio simbolo sul pavimento. Quanto alle dame, le più sveglie non hanno perso loccasione per immortalare levento con i telefonini.
La reazione del presidente al piccolo infortunio, dopo una espressione iniziale comprensibilmente stupita, ha dimostrato una volta di più sia il suo indubbio e peraltro già noto sense of humour, sia la più volte esibita prontezza di riflessi. «Mi sbaglio o era il mio? Oh cielo! Comunque non è un problema, tanto lo sapete già tutti chi sono», ha sdrammatizzato lui. Poi, con una poco velata allusione ai responsabili di quellallestimento estremamente abborracciato, considerati il prestigio dellospite e forse più la capacità di spesa degli organizzatori, ha aggiunto: «Comunque sono sicuro che cè qualcuno là dietro che adesso sta sudando per il nervoso. Non credete?». E mentre la platea applaudiva, rideva e continuava a scattare foto, Obama si è ricomposto ed è rientrato nel suo ruolo: «Dove eravamo rimasti?».
Non è del resto la prima volta che esce brillantemente da situazioni simili, a metà tra il divertente e limbarazzante. Dimostrando sempre, tuttavia, una capacità di cavarsela dai guai passeggeri con laplomb distaccato di un Paperino che forse è un po sfortunato proprio come Donald Duck, ma che come lui si rivela sempre e comunque inaffondabile. È passata per esempio alla storia la consumata abilità venatoria esibita dal presidente americano durante la prima intervista faccia a faccia concessa dopo la sua elezione alla rete Cnbc. Lui e il giornalista, seduti in un salottino della Casa Bianca, erano tormentati da una mosca insolente e irriguardosa. Dopo averla inutilmente invitata a sloggiare - «Vai via di qui» - con un colpo secco della mano il presidente laveva uccisa. «Non male, eh? - aveva chiesto poi ironicamente guascone allintervistatore -. Lho beccata, la maledetta». Infine, rivolto ai cameramen e indicando il cadavere sul pavimento, aveva aggiunto: «Volete riprenderla?».
Forse un filo imbarazzato, dato che quella in fondo è seppur temporaneamente casa sua, per ben due volte Obama si era mantenuto comunque impassibile in altrettante conferenze stampa allaperto, nel Giardino delle Rose della White House, quando davanti a lui, seguendo in linea retta langolo del primo gradino, era passato trotterellando, senza nemmeno eccessiva fretta, un impertinente topolino. Evidentemente un altro legittimo inquilino del palazzo.
Tornando allaquila caduta ieri, cè da sperare, quantomeno per lui, che il presidente americano non sia invece una persona superstiziosa, di quelle che credono insomma ciecamente ai segni premonitori.
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