La mostra che racconta le storie di violenza

"Com'eri vestita?", riproduce gli abiti indossati dalle vittime di stupro. Contro stereotipi e pregiudizi

La mostra che racconta le storie di violenza
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Una tuta da ginnastica, un tubino nero attillato, ma anche il grembiule per le pulizie o il pigiama o comunissimi jeans e maglione a collo alto. Arriva in Tribunale a Milano Com'eri Vestita?, la mostra organizzata da «Libere Sinergie» che riproduce gli abiti indossati dalle vittime di stupro. L'esposizione attraversa 17 storie di vittime di violenza sessuale per abbattere stereotipi e pregiudizi. «Com'eri vestita?», spiega chi l'ha organizzata, è la domanda ricorrente posta alle vittime di stupro nelle stazioni di polizia, nelle aule di giustizia, nei media implicando una presunta connessione tra la violenza subita e gli abiti indossati dalla vittima, spostando la responsabilità, o addirittura la colpa, su di essa.

La mostra è l'adattamento italiano di What Were You Wearing?, l'installazione ideata da Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione e l'educazione sulle aggressioni sessuali presso la University of Kansas, e Mary A. Wyandt-Hiebert, direttrice delle iniziative di programmazione del Centro di educazione contro lo stupro presso la University of Arkansas. Proprio qui si è tenuta la prima esposizione, il 31 marzo 2014, dieci anni fa.

Con l'autorizzazione delle due ideatrici originarie, Libere Sinergie ha sviluppato il progetto italiano con storie originali raccolte da due socie - Silvia Cattafesta, counselor, e da Nadia Muscialini, psicoterapeuta - nello svolgimento del loro lavoro.

La prima installazione di Com'eri vestita? è datata 8 marzo 2018, quando fu proposta al pubblico a Milano, presso la Fabbrica del Vapore. Da allora sono state oltre 300 le tappe in tutta Italia realizzate in sinergia con associazioni, scuole, università, enti territoriali, Tribunali e tante altre realtà locali.

Da allora «Com'eri vestita?» rientra tra le proposte educative rivolte alle scuole da Amnesty nell'ambito della campagna #iolochiedo che vuole promuovere una cultura del consenso e del rispetto nelle relazioni.

Nell'esposizione visitabile nel Tribunale di Milano ci sono i totem che rappresentano le storie della mostra cambiano grafica, con una nuova soluzione disegnata da Ied (Istituto Europeo di Design) per «Libere Sinergie».

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