Mourinho vuole un altro «clasico» da Champions

«Incredibile», ha commentato Josè Mourinho. Si riferiva al doppio botto dell’Inter nel derby e in Champions, la gente di qui è convinta che con lui non sarebbe successo. La gente si dimentica che è successo anche con lui, ma è la scia che ha lasciato il mito a fare da traccia. Oggi Josè fa cinquecento panchine, la gente si immagina che siano tutte in fila nel suo salotto, si siede, beve un sorso d’acqua dalla bottiglia, la sputa e scappa fuori dalla buca a insultare qualcuno. Adesso è su quella più importante del mondo, ma è capace di innervosirsi anche solo a sentire dire che il Tottenham è un avversario facile. Lo affronta stasera e si guadagna un’altra semifinale Champions contro Guardiola e il Barcellona, seconda volta in due stagioni, lo scorso anno con l’Inter addesso con il Madrid. Fa cinquecento panchine con un quarto di Champions già suo. Il conteggio gliel’hanno fatto gli amici di As, secondo loro ha iniziato la carriera a settembre del Duemila, e hanno fatto l’addizione: 11 col Benfica, 20 con la Uniao Leiria, 127 con l’Oporto, 185 con il Chelsea, 108 con l’Inter, 48 con il Madrid. In undici anni e 499 gare ufficiali si è portato a casa sei scudetti, tre coppe e tre supercoppe nazionali, due coppe di Lega, una Uefa e due Champions.

E non gli hanno conteggiato la Copa Catalunya, vinta grazie a un gentile omaggio di Louis Van Gaal che gli fece guidare il Barcellona in quella finale: 3-0 contro il Mataro. E dire che quando fece il suo esordio con il Benfica non vinse, neppure alla seconda e alla terza, in Italia l’avrebbero esonerato subito, nessuno avrebbe mai avuto la pazienza di aspettare fino alla quarta.

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