Multe, una supertassa subdola per i romani

Multe, una supertassa subdola per i romani

Multe? No: estorsione, verrebbe da dire guardando le ultime cifre. Nel 2006 il Comune ha incassato 237 milioni di euro alla voce contravvenzioni contro i 78 milioni provenienti dall’addizionale Irpef. È la prova provata che verbali e cartelle esattoriali che gravano sui romani non sono sanzioni applicate all’indisciplina e alla violazione delle regole. O lo sono solo in minima parte. Sono in realtà un’altra, pesantissima - 4 volte quella ufficiale - tassa applicata sulle famiglie, sulla loro esigenza di portare i figli a scuola, lavorare o semplicemente sulla sacrosanta libertà di movimento. Tassa tanto più subdola perché non dichiarata. Si creano le condizioni perché i cittadini violino le regole, dai parcheggi inesistenti agli ausiliari del traffico nascosti dietro ai cassonetti, alle fotocamere incorporate nei semafori con i tempi del giallo dimezzato. Poi si bastona. Qualcuno interverrà per accertare se questa condotta presuppone dei reati?
L’andazzo va avanti da una decina di anni. È il contrario della democrazia. Riguarda comuni piccoli e grandi. Ma il la lo hanno dato le amministrazioni «progressiste» delle grandi città. I guasti prodotti sono notevoli. La sicurezza? È finita in divieto di sosta. Non solo i soldi delle multe non vengono investiti per interventi sulla sicurezza stradale. Ma le conseguenze peggiori riguardano la sicurezza in generale. Il vigile è la figura che più ancora del poliziotto e del carabiniere incarna il rapporto di fiducia con la gente. Lo hanno trasformato in un’odiosa macchina spara-multe. A scapito degli altri compiti diversi e molteplici, e che - come si è visto in questi giorni - sono fondamentali nel controllo del territorio. Dicono che il tutto è andato a vantaggio, oltre che delle casse comunali, di quei dirigenti capitolini premiati in base all’aumento esponenziale dei verbali. Anche qui sarebbe il caso di fare chiarezza. Per finire due parole su Equitalia e Gerit, l’agenzia per le riscossioni nel Lazio. Equitalia, di cui fa parte Gerit, è una Spa pubblica (51% dell’Agenzia delle Entrate, 49% dell’Inps). Continuano gli atti esecutivi su crediti tutt’altro che certi, continuano le denunce secondo cui Gerit non tiene conto delle multe annullate dal prefetto e dal giudice di pace «perché il Comune non riesce a ripulire i ruoli». Mesi fa abbiamo riportato il parere di esperti che sostengono che all’agenzia delle riscossioni va una percentuale su cartelle, avvisi di fermo auto, pignoramenti anche del tutto infondati: né Gerit né Equitalia hanno smentito o spiegato. In Campidoglio sono sicuri che tutto questo sia ancora nell’ambito del lecito? Qualche dubbio viene.

Tanto che il vice Difensore civico del Comune, Mauro Passerotti, definisce «indegna» la situazione e propone di sospendere tutti gli atti esecutivi finché non ci sarà certezza dei crediti. Davide Bordoni (Fi) ha chiesto di fare chiarezza e l’Udc vuole un consiglio straordinario, mentre Sabbatani Schiuma (La Destra) invoca un condono tombale sulle multe.
pierangelo.maurizio@alice.it

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