Mario Venuti, al Blue Note un cantautore raffinato

L’artista catanese torna a calcare il prestigioso palco milanese con le sue hit più famose e i brani dell’ultimo disco “Tra la carne e il cielo”

Mario Venuti, al Blue Note un cantautore raffinato
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Dopo le schermaglie sanremesi e sanmarinesi, ci sarebbe un bel modo per fare un bagno salutare nel pop d’autore made in Italy, laddove il mare luccica – direbbe Dalla – ovvero laddove i testi rendono onore alla lingua di Dante e alla narrazione poetica e laddove la musica è rigorosamente suonata solo con gli strumenti e non con le campionature: il modo, appunto, è riascoltare dal vivo domani sera al Blue Note di Milano il catanese Mario Venuti, classe 1963, ex leader dei Denovo, all’attivo undici album ricercati tra pop, venature afrobrasiliane e una punta di rock. Chiariamo subito che non si tratta di un amarcord perché Venuti – anche se rifugge le logiche spesso perverse del mainstream - è in formissima e ha di recente pubblicato quello che forse è uno dei suoi album più belli e raffinati, certamente il più maturo, “Tra la carne e il cielo” prodotto da Microclima, la sua casa di produzione.

Si tratterebbe di un’occasione da non perdere (se non fosse che il concerto è quasi sold out nei due set), perché da anni Venuti varca assai raramente la linea gotica, preferendo i palchi del profondo sud, meglio nell’amata Trinacria dove gode dei favori del suo pubblico più affezionato. Domani sera invece torna finalmente a Milano con una formazione che vede Peppe Milia e Giuseppe Nasello alle chitarre, Eusebio Getulio al basso, Franco Barresi alla batteria e Gabriel Prado alle percussioni.

Il concerto arriva al termine di un tour in cui ha celebrato il doppio traguardo dei suoi 60 anni e i 40 anni di carriera. “Quando mi chiedono se penso prima le parole o la musica – dice di sé stesso - io rispondo che penso prima il suono. Poi il resto viene da sé. Lo stesso vale per un concerto. La scaletta nasce in conseguenza al sound che ho in mente.

Per questo nuovo spettacolo mi risuonano nelle orecchie le percussioni che sanno di Africa e Brasile assieme alle chitarre elettriche che sanno di Beatles, di Talking Heads. Le canzoni, anche quelle mie più popolari, dovranno adattarsi a questo sound e allora sarà un bel viaggio, una scoperta di quella materia sempre viva che sono le canzoni”.

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