Il Napoli fa harakiri I sogni non sono finiti ma è iniziata la realtà Senza Di Natale e Sanchez, Guidolin dà una lezione a Mazzarri Inler e Denis in gol. Handanovic respinge un rigore di Cavani

Uno a due. La quattordicesima di ritorno sembrerebbe la madre di tutte le giornate, vince il Milan, perdono Napoli e Inter e lo fanno più o meno allo stesso modo, gambe e testa vuote. L’Udinese però merita un elogio. È talmente semplice e lineare nel suo gioco che sembra sempre così facile neutralizzarla. È l’arma letale di Guidolin. Come t’incanti sei morto.
Il Napoli ha migliore organico ma anche più peso sulla coscienza, avverte il momento storico che sta vivendo e nel dubbio scarta la soluzione difficile. Ha la medesima paura di migliorare il suo posto in classifica come di peggiorarlo. Mazzarri dice che ha capito che questa squadra dà fastidio al sistema e ha ragione. È vero, chiunque lotta per qualcosa dà fastidio ai concorrenti, è un onore, non una cattiveria.
Eppure l’Udinese si era presentata senza Totò Di Natale e Alexis Sanchez, il capocannoniere della A e l’uomo mercato della prossima estate, non due qualunque. Anche se c’era chi giurava che Asamoah e Denis li valevano. Comunque l’Udinese è partita forte e dava ragione a chi assicurava che con Guidolin conta più il sistema degli attori. Al 4’ la prima palla gol è sui piedi di Denis, al 7’ su quelli di Pinzi, paura, prima ci mette una pezza De Sanctis con una parata straordinaria, nell’altra respinge la schiena di un difensore. Basta e avanza per far arretrare di una decina di metri la riga della squadra, Mazzarri resta calmo mentre il San Paolo eccitatissimo si muove come un gigantesco robot. Davanti c’è il trio, ci si aspetta molto da quelli, Hamsik se ne va, palla a Cavani, fuga in mezzo a due, stop improvviso, sinistro a girare alto. Anche qui è bastata una scintilla per far capire che aria tira. Passano un paio di minuti e ancora Cavani spara un diagonale che resta a filo d’erba e sfiora il palo lontano di Handanovic. Note importanti: la prima immagine è l’Inter di Mourinho, ma non è detto che sia stato il solo modello per Mazzarri, comunque colpisce l’aiuto dei tre attaccanti, la loro dedizione in copertura, la cura con cui si applicano nella fase difensiva. Sorpreso Cavani nella sua area a respingere di testa. Ancora Cavani si fa apprezzare per un recupero sull’ottimo Pinzi che questa volta reagisce perché l’uruguaiano non fa complimenti e prende tutto, palla, erba, gamba.
Avvio scoppiettante, seconda parte del tempo a riprendere fiato. Il Napoli ha capito che se si scopre rischia, l’Udinese lo sapeva prima ancora di venire al San Paolo. E così l’unica vera palla gol è per Lavezzi mentre Pinzi, praticamente allo scadere del primo tempo, si destreggia bene al limite dell’area, si sistema il pallone, calcia e costringe De Sanctis alla parata non difficile ma in tuffo e sulla riga di porta.
Il secondo tempo è la lapide sui sogni azzurri, proprio Inler, l’uomo che De Laurentiis si è detto pronto a portare a Napoli, e Denis, quello che dalla città ha dovuto fare le valigie, rovesciano il mondo. Adesso in giro c’è un silenzio fragoroso, la sciabolata di Inler forse leggermente deviata da Cannavaro e il destro di controbalzo di Denis sono il vassoio di pasticcini che si rovescia sul pavimento un attimo prima di finire sulla tavola. C’è anche un parapiglia, Denis ammonito, era diffidato, ma senza cattiveria. Quando Cuadrado parte inseguito da cinque maglie azzurre, taglia il campo e finisce al limite dell’area riuscendo a servire Armero, mancano ancora venti minuti di partita ma il segnale sembra quasi il terzo gol, quello che tirerebbe giù la claire.

C’è un bel pressing, un palo di Maggio, un giallo al diffidato Cannavaro, entra anche Cristiano Lucarelli, il finale lo incendia Tagliavento quando descreta un rigore per trattenuta in area di Domizzi a Lucarelli, casino, spinte, promesse, urla, tira Cavani, Handanovic si tuffa sulla sua destra e neutralizza. Nel recupero segna Mascara. Napoli a sei punti.

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