I vestiti contraffatti scoperti in un negozio nel Napoletano provenivano da una ditta di Barletta, in Puglia. Scattano denunce e sequestri.
L’operazione porta la firma dei finanzieri del comando provinciale di Napoli che, sotto il coordinamento dei magistrati della Procura della Repubblica di Nola, hanno ripercorso le vie del falso che, da un negozio nel centro della provincia napoletana hanno condotto gli inquirenti direttamente in Puglia.
Tutto è partito da un controllo effettuato all’interno di un esercizio commerciale nolano. Qui i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli hanno rinvenuto e posto sotto i sigilli più di seicento capi d’abbigliamento che riportavano le griffe e le firme più in voga del momento. I capi erano proposti in vendita al pubblico come prodotti genuini e originali ma, come hanno scoperto le indagini dei militari della Guardia di Finanza, non lo erano.
Grazie agli specialisti del gruppo della Finanza che si occupa della tutela del mercato, gli investigatori sono riusciti a risalire all’origine della merce intercettata a Nola. Hanno rinvenuto la “centrale” in un fornitore barlettano, un 42enne titolare di una ditta che opera proprio nel settore del commercio all’ingrosso di abbigliamento e accessori. Dalle perquisizioni disposte nell’azienda pugliese sono emersi poco più di 3.700 articoli ritenuti contraffatti, tra capi di abbigliamento e articoli per l’etichettatura e il confezionamento degli abiti. Secondo le stime degli inquirenti, la merce finita sotto i sigilli avrebbe potuto fruttare fino a 100mila euro se immessa ul mercato.
Insieme ai sequestri sono scattate anche le denunce a carico del titolare del negozio della provincia di Napoli e del suo fornitore barlettano.
Si tratta dell’ennesima operazione sul fronte caldissimo della contraffazione che in pochi giorni è stata portata a termine dalle forze dell’ordine nel Napoletano. Qualche giorno fa, a San Giuseppe Vesuviano, i finanzieri hanno scoperto all'interno di un seminterrato, un laboratorio dove si sarebbero prodotti abiti e accessori contraffatti, tra cui anche il brand riconducibile all'influencer Chiara Ferragni.
In questo caso, a finire sotto i sigilli, sono stati due stampanti, due plotter da taglio, un torchio, una pressa, un compressore, un’etichettatrice, un forno industriale e tre phon oltre al carrello di asciugatura, una macchina utile ad applicare gli strass, un’altra per i bottoni, tre ventilatori, una tagliatrice, una pressa grafica. Sigilli anche a un pc portatile, un hard disk, un personal computer, tre banchi di lavoro e due estintori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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