Ogni cella dei diversi padiglioni del carcere di Poggioreale a Napoli è stata munita di un frigorifero. L’iniziativa, che intende offrire un servizio ai reclusi della casa circondariale partenopea, è stata finanziata dall'assessorato alle Politiche sociali della Regione Campania, su iniziativa del Garante regionale dei detenuti. Oggi, l’assessore regionale Lucia Fortini e il Garante Samuele Ciambriello si recheranno in visita nel carcere per verificare personalmente come procedono i lavori di installazione dei quattrocento refrigeratori. Il provvedimento è arrivato al termine di una lunga e bollente estate, durante la quale gli oltre duemila detenuti hanno dato segni di insofferenza.
Scioperi della fame, rivolte, risse tra bande e, dulcis in fondo, la rocambolesca fuga di un detenuto che ha violato la sicurezza di una struttura ritenuta tra le più sicure d'Italia. Il problema principale, segnalato anche dalle organizzazioni sindacali, sembra essere il sovraffollamento della casa circondariale, che rende proibitive le condizioni dei carcerati. Sono in tanti a chiedere una profonda riforma del sistema carcerario e la chiusura definitiva della casa circondariale di Poggioreale, trasformandola in un museo. La rieducazione dei detenuti, come denunciato più volte dai sindacati della polizia penitenziaria, è di fatto impossibile. Le associazioni delle famiglie dei reclusi, invece, hanno annunciato un autunno caldo sul fronte delle proteste di piazza. I frigoriferi in cella è un’iniziativa che tende a dare una boccata d’ossigeno ai detenuti.
Il carcere di Poggioreale, che è stato intitolato al vicedirettore Giuseppe Salvia, assassinato dalla camorra, fu costruito nel 1914. Il progetto del carcere giudiziario ebbe inizio nel 1905 per far fronte al sovraffollamento delle case circondariali in funzione all’epoca: Vicaria (Castel Capuano), Carcere del Carmine, il Forte di Vigliena. Nel tempo i reparti presero il nome di città italiane: Napoli, Milano, Livorno, Genova, Torino, Venezia, Avellino, Firenze, Salerno, Roma. Poggioreale è presente nella tradizione novecentesca napoletana, persino nella famosa smorfia. Il carcere è citato in varie canzoni. Del 1972 è la canzone “Puceriale” di Mario Trevi, che racconta la vita dei detenuti.
È citato in “Giuvaniello”, canzone del 1977 della Nuova Compagnia di Canto Popolare, nella canzone del 1990 “Don Raffaè” del cantautore genovese Fabrizio De André, tratta dall'album “Le nuvole”, e in “Gimmerulove” degli Almamegretta, nel 2016.Segui già la pagina di Napoli de ilGiornale.it?
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