Napoli, la casa di Totò sfigurata da rifiuti e negligenza

Una discarica di rifiuti deturpa la casa di Totò a Napoli. Situata in un palazzo diroccato nel rione Sanità, l'abitazione resta inaccessibile

Napoli, la casa di Totò sfigurata da rifiuti e negligenza

Se non ci fosse quell’immagine del volto di Totò sulle pareti diroccate, sembrerebbe una delle tante case del rione Sanità. Le finestre da cui Antonio De Curtis si affacciava sono senza imposte da tempo: l’appartamento dove il principe della risata è cresciuto è un cantiere fermo e non c’è più nulla che lo ricordi, se non gli omaggi del suo popolo che abbelliscono l’esterno. “Fu qui nella via Santa Maria Antesaecula, una delle più antiche strade della vecchia Napoli, che il 15-2-1898 nacque il principe Antonio De Curtis, il nostro Totò”, recita una targhetta di marmo apposta nel 1978 sul muro del civico 109 dalle Associazioni riunite di San Vincenzo Ferreri. All’interno, superato il cortile, diventa un’impresa capire qual è stata la casa delle origini di Totò. Senza una guida, bisogna arrivarci per intuizione: tra gli appartamenti ammodernati nei decenni, l’unico dotato di un vecchio portone è quello che si incontra al primo livello della salita. Le scale portano i segni del tempo. Sono quelle dove Totò passava. Calpestare le mattonelle in rovina del ballatoio rievoca quell’immagine di Totò trasmessa dai suoi film, dalle sue battute.

La casa è chiusa, inaccessibile al pubblico. Nessun simbolo, nessuna scritta indica che quella è stata l’abitazione di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Anni fa la acquistarono dei privati all’asta. Nelle loro dichiarate intenzioni quell’appartamento dovrebbe diventare un centro culturale, ma la ristrutturazione è ferma da molto. Diverse le battaglie legali che hanno dovuto intraprendere per abusi trovati nell’appartamento quando ne hanno ottenuto la proprietà. Poi, nel corso della ristrutturazione, sono subentrati problemi di agibilità. E se dentro questo è lo stallo, fuori la situazione non è diversa.

Sono delle stampe attaccate ai muri dei vicoli del rione che tracciano la strada per la casa di Totò. Arrivati a destinazione, lo spettacolo è indegno: vicino all’opera che rappresenta il volto di Totò con la sua bombetta a coprire il capo, una discarica di rifiuti speciali dissacra quel monumento e lo appesta con il tanfo che emana. “Quando arrivano i turisti la prima cosa che fotografano è la spazzatura, per far vedere cosa c’è sotto la casa di Totò, e questo è brutto per chi abita qua”, dice con rammarico un residente. Vicino a dei cassonetti sempre straripanti di sacchetti, allineati proprio sotto quella che è stata l’abitazione di Totò, c’è l’abitudine di depositare ingombranti e altri scarti di lavorazione. Un luogo simbolo di Napoli deturpato dall’inciviltà e dall’abbandono, ma anche dalla negligenza di istituzioni che, se poco possono fare per le questioni che riguardano strettamente la privata proprietà, non sembra che si siano attivati per gestire il flusso di turisti che comunque, anche in quelle condizioni, riesce ad attirare quel posto magico denudato delle sue origini, ed è lapalissiano che non si stia riuscendo a garantire un minimo di decoro dove vive l’anima di chi ha fatto la storia di Napoli e del cinema.

C’è poca voglia di parlare tra i residenti di via Antesaecula: “Lo facciamo da anni e non è servito a niente, qui non è cambiato nulla”, affermano alcuni uomini del posto assembrati vicino ai bassi e negli angoli dei vicoletti. “Noi che possiamo fare? Qua il sabato e la domenica, durante i ponti, ne vengono a centinaia di turisti. Rimangono delusi per la spazzatura, per la casa disastrata e chiusa. Vengono qua e trovano un relitto”, afferma uno dei pochi residenti che si è prestato a un’intervista. Ad approfittare del pellegrinaggio dei turisti è solo un abusivo che all’ingresso del palazzo ha allestito una bancarella con i souvenir di Totò. La sorveglia a distanza.

Seduto in buona compagnia all’esterno di un basso dirimpetto dice che il venditore non c’è e chiede: “Dovete comprare qualcosa?”. Chissà cosa avrebbe pensato Totò, osservandolo da qual balcone da cui, imitando la sua gente, iniziò a forgiare la sua arte.

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