Ogni giorno la pubblica incolumità è a rischio in piazzetta Giganti. Da 76 anni. Lo denunciano da tempo i residenti. Nello spiazzo che si apre lungo uno dei vicoletti che si irradiano da via Tribunali, nel centro antico di Napoli, il rudere di un fabbricato bombardato durante la Seconda guerra mondiale e l’attiguo palazzo pericolante confiscato mettono a dura prova la vita dei residenti e dei passanti, tra i quali molti sono turisti. Tra le macerie, e nel vuoto di stanze sul punto di crollare, della vegetazione spontanea ha trovato spazio per crescere, e topi e insetti si rifugiano in quei covi da cui escono periodicamente, creando non pochi disagi ai residenti
I rischi e il degrado
Per impedire ai ratti di uscire, sono state poste delle grosse pietre davanti a una porta dell’edificio pericolante. Una soluzione fai-da-te. “Le abbiamo messe per stare un po’ più tranquilli. D’estate escono anche le blatte e dobbiamo stare chiusi dentro. Io vivo qui da 7 o 8 anni e per questi problemi voglio andare via”, ci dice un uomo che abita in un basso.
È rimasta lettera morta la petizione con cui, nel 2017, 525 napoletani chiesero la bonifica di quei luoghi invasi da colonie di topi, la demolizione del rudere e il ripristino della comunicazione tra piazzetta Giganti e vico Gerolomini, su cui si apre l’ingresso del relitto bellico. La problematica fu sottoposta nel 2017 anche al presidente della quarta municipalità di Napoli, Giampiero Perrella, che all’assessore Ciro Borriello chiese un incontro per “valutare possibili forme di intervento”. Ad oggi, però, le richieste di 525 persone sono rimaste inevase. I firmatari della petizione invocarono anche la riqualificazione di una fontana situata al centro di piazzetta Giganti. “L’erogazione di acqua da questa fontana è stata interrotta negli anni Settanta. Fotografie storiche ci dicono che nell’Ottocento la usavano le lavandaie del quartiere per fare il bucato. Questo rappresentava il punto di incontro di tante persone che si riunivano”, racconta Alfonso Ciardiello, uno dei residenti che ha organizzato la raccolta firme promossa dalle associazioni Napoli Libera e Luna Nuova. Oggi la fontana è ridotta ad immondezzaio.
“A pochi metri da qui – fa notare Ciardiello - ci sono i resti del teatro greco-romano, e i turisti che passano da qui, pensando che questa fontana funzioni, si avvicinano e finiscono per rimanere sconcertati da tanto degrado”. Punta il dito contro l’amministrazione comunale, Ciardiello: “Sulla situazione di piazzetta Giganti Perrella mi ha assicurato che si sarebbe dovuta fare una conferenza di servizi, ma non ha mantenuto la promessa. Ho avuto anche la risposta dell’assessore Ciro Borriello, che però non si è fatto vivo. Questa situazione è diventata insostenibile per gli abitanti”. Il palazzo inagibile, quello che si apre nella piazza, negli anni passati è stato puntellato, sono state installate della mantovane che dovrebbero proteggere i passanti dalla caduta di calcinacci, ma per Ciardiello “la sicurezza non è garantita, inoltre la mantovana impedisce anche la fruibilità della finestra delle persone che ci abitano. Il palazzo è stato abbandonato così. Sono una decina di anni che ci sono queste paratoie”. Che la pubblica sicurezza dei luoghi non sia garantita lo dice anche una perizia di parte del 24 gennaio del 2018, voluta dall’associazione lui presieduta: “Le mantovane di protezione – scrive l’ingegnere incaricato - non impediscono la continua caduta di calcinacci provenienti da distacchi – e, conclude – si rende pertanto necessario un intervento radicale per l’eliminazione del problema”. “Solo qualche giorno fa a causa del vento è crollata la parte sovrastante del muro. È caduta all’interno del rudere”, ha raccontato una donna del posto, la signora Contessa, custode della memoria storica della piazzetta. Ha il privilegio di poter ammirare la parte alta della facciata del duomo di Napoli dalla sua abitazione. Dalla stessa finestra, abbassando lo sguardo, prende forma chiara il residuo lasciato dall’ultimo conflitto mondiale.
La memoria storica della piazzetta
“Il rudere è di un palazzo diverso rispetto a quello rimasto disabitato. Hanno due civici differenti, e uno ha l’ingresso in piazzetta Giganti, l’altro in vico Gerolomini”, chiarisce. “Mio padre aveva la tipografia in piazza, era figlio di tipografi. Lui mi raccontava che quando furono fatti gli scavi per le fondamenta del nostro palazzo, furono trovati due tir di ossa che furono portate al cimitero delle fontanelle”. L’edificio dove lei vive è stato l’unico ad essere ricostruito dopo il bombardamento. Il rudere, invece, è tale del 1943: “I miei genitori videro tirar giù i cadaveri con le corde”, ricorda. “Nel bombardamento rimase danneggiata anche parte del palazzo ora disabitato”, racconta parlando dell’edificio pericolante che affaccia su piazzetta Giganti, e rivela: “Negli anni 50 era ancora abitato, ed era abitato anche parte del palazzo diroccato, perché c’è un’area dove avevano costruito una palafitta con una cucina che comunicava con un appartamento che era stato distrutto per metà. L’area diroccata era comunque abitata, almeno fino agli anni Sessanta, inizio anni Settanta. C’era anche una vecchietta al piano terra che vendeva dei giornali. Poi fu svuotato e in una cinquantina di anni è sprofondato tutto, e così è rimasto. Dal momento del bombardamento non c’è stato più alcun intervento sul palazzo”. Un uomo, che a piazzetta Giganti ci è nato, ci ha riferito che nello stabile pericolante ci ha vissuto fino a pochi anni fa: “Ci sono rimasto fino a 5 anni fa, fino a quando non è stato sottoposto a sequestro. Dal terremoto dell’80 mi hanno cacciato, e non abbiamo avuto niente, né una casa, né un hotel. Siamo rimasti in mezzo a una strada, e il palazzo così è rimasto dal terremoto. La mia dimora era questa, questa è la mia residenza. Ora vivo per strada. Io, anche se era pericolante, ci dormivo ancora, poi l’hanno messo sotto sequestro”. Nella piazzetta, in seguito a un intervento dei vigili del fuoco, la polizia municipale nel 2005 diffidò a non praticare e a non far praticare l’accesso a un locale “fino a eliminato pericolo – recitava il documento - causa caduta di parti di conca in tufo dalla facciata dello stabile”.
“In seguito a quella diffida - sostiene Ciardiello - il Comune avrebbe dovuto produrre un certificato di eliminato pericolo affinché le persone avessero potuto rientrare, ma non è stato fatto, quindi qualcuno viene colpito da una di queste pietre, non può neanche rivalersi nei confronti del Comune di Napoli. Il comune di Napoli è inadempiente in tutto”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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