Non demordono gli ex lavoratori della Whirlpool di Napoli che, ancora una volta, sono scesi in strada per protestare contro l’immobilismo delle istituzioni. I 317 dipendenti della multinazionale americana, licenziati lo scorso anno, sono stanchi delle promesse non mantenute dal governo e, nella giornata di ieri, hanno occupato nuovamente lo svincolo autostradale dell’A3 Napoli-Salerno. Per più di un’ora il traffico è rimasto paralizzato sull’importante arteria, con gravi disagi per gli automobilisti. Il blocco è terminato solamente quando gli ex operai hanno saputo della convocazione, per oggi pomeriggio, di un vertice in prefettura con i sindacati e le istituzioni locali. A far perdere la pazienza ai manifestanti era stato l’ennesimo mancato appuntamento tra le parti in causa, previsto per lo scorso 7 ottobre e saltato senza un motivo valido.
In realtà, la situazione è molto complessa, poiché i dipendenti della Whirlpool di via Argine attendevano fiduciosi il progetto di riconversione della fabbrica napoletana. Nella città partenopea, al posto della realizzazione di elettrodomestici, si doveva creare un polo della mobilità sostenibile, ma il processo di reindustrializzazione non è mai partito. Ben tre governi si sono succeduti dal momento dell’apertura della vertenza sindacale, ma nulla di concreto è stato fatto. Gli operai, ormai disoccupati, sono in gravi difficoltà, dopo l’acuirsi della crisi economica e l’aumento considerevole delle bollette di luce e gas. Gli ex lavoratori Whirlpool sperano che l’intervento del prefetto possa sbloccare lo stallo degli ultimi mesi.
“Non possiamo aspettare all’infinito – ha dichiarato al quotidiano Il Mattino il segretario aggiunto della Uilm Campania, Antonello Accurso –attendiamo da un anno che ci venga presentato un progetto industriale. Sembravamo in dirittura d’arrivo poi all’ultimo momento ci dicono che c’è qualcosa ancora da discutere. Forse ci sono dei problemi sui numeri? Ci facciano capire. Noi vogliamo discutere di progetto industriale. Se non si realizza ora, con i soldi del Pnrr e con questa congiuntura, non riusciamo a capire quando un governo riuscirà a portare una soluzione industriale in una crisi”. Sulla stessa lunghezza d’onda sono anche le altre organizzazioni sindacali come la Fim e la Fiom-Cgil.
Intanto, l’unica notizia positiva riguarda l’idoneità ambientale
della fabbrica di via Argine. La notizia arriva dal ministero dell’Ambiente, che ha fugato ogni dubbio su un ostacolo che aveva fatto desistere alcune imprese impegnate nel progetto di reindustrializzazione.
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