La moglie del tabaccaio picchiato: "Mio marito ridotto in fin di vita, il nigeriano aveva modi da boss"

L'uomo rimane ricoverato in prognosi riservata a Napoli. Il racconto dell'aggressione in metro nelle parole della moglie

La moglie del tabaccaio picchiato: "Mio marito ridotto in fin di vita, il nigeriano aveva modi da boss"

Aggredito da un nigeriano, ora lotta tra la vita e la morte in ospedale. Un tabaccaio di Napoli è stato preso a pugni da uno straniero di 36 anni perché chiedeva ai suoi clienti, alla stazione Chiaiano, di non far l’elemosina.

L’episodio s’è verificato sabato scorso nell’area della fermata della metropolitana. L’esercente ha subito un colpo in pieno volto dal 36enne, poi fermato dai vigilantes e portato in commissariato è stato arrestato. La vittima, intanto, era è stata soccorsa e trasferita presso l’ospedale Cardarelli di Napoli dove rimane ricoverato in prognosi riservato. A scatenare la furia dell’aggressore sarebbe stato il fatto che questi tentava di tenerlo a distanza dai suoi clienti a cui lo straniero s’era abituato a chiedere, talora con insistenza, l’obolo.

Nei giorni immediatamente successivi all’aggressione, la tabaccheria è rimasta chiusa. Con un cartello a spiegarne i motivi: “Ulderico Esposito, grande marito, padre esemplare, amico di tutti, è stato ridotto senza motivo in fin di vita da un nigeriano.

Più volte era stata denunciata la pericolosità di questo soggetto, ma non è mai stato allontanato”. Ieri l’esercizio ha riaperto e la moglie del 52enne, Daniela, ha spiegato in un’intervista rilasciata al Mattino l’accaduto. "Bisognava proteggere mio marito".

“Avevamo appena chiuso e stavamo andando via quando il nigeriano ha detto ad alta voce e in napoletano ‘tabaccaio, omm’ ‘e m..’. Mio marito s’è voltato e quello gli ha scagliato un pugno violentissimo”. La donna, poi, ha raccontato dei tentativi fatti per ottenere l’allontanamento di quell’uomo. “Era insistente, opprimente, seguiva le persone e non dava loro tregua finché non aveva avuto i soldi.

Mio marito si limitava ad urlargli di allontanarsi e di smettere di importunare le persone. Ho scritto (all'Anm, l'ente che gestisce la metro di Napoli ndr) quello che avevo detto al telefono mille volte, quell'uomo era pericoloso e andava allontanato".

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