Presentato un documento per garantire l'autonomia dell'oncologia medica in ogni Paese europeo e assicurare le cure migliori a tutti i pazienti. Nasce la Carta stilata dalle società scientifiche del Vecchio Continente riunite nell'ESMO (European Society for Medical Oncology), con l'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) in prima linea, che definisce, in modo chiaro e formale, chi è l'oncologo medico. Oggi il cancro fa meno paura, infatti quasi il 60% delle persone colpite dalla malattia guarisce, ma l'autonomia della disciplina non può essere messa in discussione. «Negli ultimi mesi afferma il professor Stefano Cascinu, presidente AIOM - abbiamo assistito con preoccupazione al rischio di vedere la nostra specialità ridotta a quattro anni, contravvenendo alla direttiva europea che fissa invece in un quinquennio il periodo di formazione. Il pericolo per ora sembra scongiurato, ma questo documento può ulteriormente proteggerci da tentativi di impoverimento dei percorsi formativi dei nostri specializzandi. E non è sostenibile l'idea di ricondurre l'oncologia all'interno della medicina interna. Va riconosciuto il carattere multidisciplinare della nostra specialità». Il carico di lavoro dei camici bianchi, come evidenziato dalla V Edizione del Libro Bianco Aiom, è in costante crescita: in ogni struttura di oncologia medica del nostro Paese si eseguono in media 6170 visite ambulatoriali all'anno (erano 3.000 nel 1999, 3.400 nel 2004 e 5.000 nel 2008).
I ricoveri sono 730 con una durata di circa 5 giorni. Ogni reparto ha una disponibilità di 15 posti letto e vi lavorano 6 medici strutturati. Nel 2013 si stimano in Italia 366mila nuove diagnosi di cancro (erano 364mila nel 2012): 200mila (55%) colpiscono gli uomini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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