"Sbarchiamo a Lampedusa". Ma la sfida dell'Ong finisce male: fermo e multa

Il motoscafo Aurora è stato fermato per la violazione del decreto Piantedosi: nonostante le fosse stato assegnato Trapani, ha sbarcato a Lampedusa

"Sbarchiamo a Lampedusa". Ma la sfida dell'Ong finisce male: fermo e multa
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"Fatta la legge, trovato l'inganno". Devono aver pensato questo le Ong quando hanno iniziato a mettere in mare le piccole imbarcazioni al posto delle grandi navi. Mare*Go, Louis Michel, Aurora, sono solo alcune delle barche in dotazione alla flotta civile che, tra motoscafi veloci, barche a vela e vecchi pescherecci, pensava di riuscire ad aggirare il decreto. Invece, sulle Ong fioccano multe e blocchi determinati dalle continue violazioni, soprattutto dalle decisioni arbitrarie assunte dagli equipaggi, che non rispettano le indicazioni del coordinamento di Roma. L'ultima, in ordine di tempo, è la nave Aurora della Sea Watch, un motoscafo veloce di piccole dimensioni paragonabile alla Louis Michel.

Perché le Ong stanno preferendo le piccole imbarcazioni alle grandi navi? Le ragioni sono diverse, sia di ordine economico che pratico. Una nave di piccole dimensioni consuma meno carburante e il costo di ormeggio in porto è sensibilmente inferiore. Inoltre, visto che l'Italia ora impone di effettuare un solo soccorso per volta, chi può mettere in mare le piccole barche abbatte i costi di gestione che, invece, ci sono per le grandi navi che potrebbero avere a bordo centinaia migranti e, invece, sono autorizzate ad averne poche decine. Ma c'è anche un elemento di sfida all'Italia, che per ragioni di sicurezza non manda mai le piccole imbarcazioni in porti lontani, prediligendo quelli siciliani o del sud Italia, che è quello che vogliono le Ong. Con la nave Aurora è accaduto lo stesso: il centro di coordinamento e controllo di Roma aveva assegnato al motoscafo della Sea Watch il porto di Trapani, in Sicilia. Ma l'equipaggio ha scelto arbitrariamente di sbarcare a Lampedusa, come aveva già fatto Mare*Go alcune settimane fa.

Le conseguenze sono state, anche in questo caso, il fermo per 20 giorni e una multa di 3.333 euro. Immancabile la protesta e la solita giustificazione da parte della Ong. "Al termine del soccorso ci era stato assegnato il porto di Trapani. Per raggiungere Trapani in sicurezza avremmo impiegato 32 ore. Come abbiamo comunicato più volte alle autorità, una navigazione così lunga avrebbe rappresentato un pericolo per le persone soccorse, senza riparo da onde e intemperie", si legge nel comunicato. Scambiando l'Italia per una nazione senza sovranità e senza autorità decisionale, l'equipggio ha quindi deciso in via del tutto autonoma di entrare in porto a Lampedusa. "Per questo abbiamo scelto di sbarcare le persone a Lampedusa. Per questo siamo puniti con il cosiddetto decreto Cutro, una legge disumana che prende il nome dal luogo di una catastrofe, impone fermi, multe e confische", si lamentano.

Sono già diverse le Ong che hanno avuto una prima sanzione e che alla prossima violazione rischiano il sequestro, una multa molto più elevata, o la confisca. E non per il decreto Cutro ma per il decreto Piantedosi di gennaio sulle Ong, antecedente alla tragedia di Cutro, che le Ong continuano a strumentalizzare.

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