E adesso cosa succede? Le sentenze fotocopia con cui i giudici delle Corti d'Appello di Roma hanno nuovamente rigettato la convalida delle espulsioni accelerate per i 44 immigrati di origine egiziana e bengalese a cui non è stato concesso il diritto d’asilo non è solo l’ennesimo capitolo della guerra che la magistratura ha dichiarato al governo ma dimostra ancora una volta che esiste una scuola di pensiero italiana che non vuole in nessun modo rendersi conto che la battaglia europea sull’immigrazione non suona più come «tutti hanno diritto di entrare, poi si vede» ma è destinata a cambiare, e con essa il diritto d’asilo. In questa stagione politica che stiamo vivendo ci sono due strade possibili: la politica o il diritto. Ma il diritto lo sceglie la politica. Lo si vede dal fatto che oggi alcuni Paesi come gli Stati Uniti di Donald Trump, la Francia e la Germania ma anche il Regno Unito, hanno capito che aver concesso troppi diritti a degli immigrati che legittimamente sono venuti in Europa a caccia di possibilità e di lavoro, scappando da una guerra o da una carestia.
Quelle maglie si stanno stringendo anche nell’Unione europea, che vede negli hotspot extra Ue come l’Albania la soluzione perfetta. E presto arriverà una cornice giudiziaria europea che sublimerà questa scelta politica. Non è escluso che il 25 febbraio la Corte Ue nella spiegazione genuina del concettto di «Paese sicuro» non dia ragione all’Italia e torto alle toghe. Ed ecco perché il protocollo Albania continuerà fino ad allora.
Non ha nulla da temere chi ha davvero diritto all’asilo e non ha nulla da nascondere, vedi i 53 migranti che l’altro giorno sono scesi a Lampedusa dal barchino partito dalla LIbia con in mano i documenti e hanno evitato questa procedura. Le navi Ong finanziate da chi vuole ricattare l’Europa a suon di migranti hanno paura di multe e sequestri molto più salate dei soldini presi dai migranti raccattati in alto mare con la complicità più volte documentata degli scafisti. A regime meno sbarchi significheranno meno morti e più tempo da dedicare all’analisi e alla valutazione del singolo migrante.
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