Quartieri diventati delle vere e proprie banlieue, cortei ProPal sempre più politicizzati e violenti. Per le forze di polizia, da Corvetto a Torino fino a Roma, mantenere l’ordine è sempre più difficile e gli scontri sono ordinaria amministrazione.
“Gli attacchi ormai sistematici alle forze di polizia durante le manifestazioni, come quelle degli ultimi giorni, rappresentano un vero e proprio tentativo di destabilizzare l’ordine pubblico”, spiega a il Giornale Domenico Pianese, segretario generale Coisp secondo cui “queste azioni premeditate mirano a minare l’autorità dello Stato, a indebolire le sue istituzioni e a seminare il caos”. Pianese ritiene che vi sia “una chiara regia ideologica che sfrutta il malcontento sociale per trasformarlo in violenza” e che i richiami un po’ populisti e irresponsabili alla “rivolta sociale” stiano “alimentando una deriva pericolosa che vede nell’aggressione alle forze dell’Ordine un simbolo di ribellione”. Secondo il segretario generale del Coisp, siamo di fronte a una spirale di violenza che danneggia non solo i poliziotti, ma tutti i cittadini che credono nella legalità. “Non possiamo permettere che le piazze diventino terreni di guerriglia urbana e che il diritto di manifestare venga strumentalizzato per portare avanti azioni violente e aggressive”, dice Pianese che chiede allo Stato di non indietreggiare alla violenza organizzata. “Le forze di polizia continueranno, come sempre, a fare il proprio dovere con dedizione, sacrificio ed equilibrio ma è necessario che chi attacca lo Stato venga fermato e punito in modo esemplare”, sentenzia.
Andrea Cecchini di Italia Celere non ha dubbi: "Le leggi esistono già e d'altronde qui non si sta lottando contro la mafia, ma a Corvetto siamo di fronte fenomeni di criminalità ordinaria. Il caso, invece, delle violenze degli antagonisti è prettamente politico e rientra nei giochi di potere dei centri sociali di sinistra che continuano ad attaccare la polizia perché sanno che è l'anello debole”. Il sindacalista propone, dunque, di introdurre nel nostro ordinamento il reato di fuga per chi scappa e continua a delinquere: “Per i fatti di Torino c'è un solo fermato che è a piede libero, mentre il ragazzo che il 5 ottobre a Roma ha rotto il bacino a un agente è agli arresti domiciliari. Il messaggio che passa – conclude - è che si può menare ai poliziotti e restare impuniti”. Stefano Paoloni, segretario generale Sap spiega, invece, che Caivano e Corvetto sono due situazioni completamente diverse e che, dunque, non si può adottare lo stesso modello in entrambi i casi: “A Caivano le mafie vogliono controllare il territorio e non consentono progresso ed emancipazione.
Al Corvetto si è insediata una comunità importante di immigrati che stanno vincendo un importante momento di disagio. Sono indispensabili politiche di integrazione per evitare che accada quanto già visto in passato nelle banlieue francesi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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