Da Brescia a Mosca, l'architetto di Putin va a processo: ecco perché

Il ministero della Giustizia ha infatti chiesto alla Procura di Brescia di valutare la possibilità che Lanfranco Cirillo, noto appunto come l'architetto di Putin dopo essere diventato il “preferito“ dal leader del Cremlino, venga processato in Russia

 Il ministero della Giustizia ha infatti chiesto alla Procura di Brescia di valutare la possibilità che Lanfranco Cirillo venga processato in Russia
Il ministero della Giustizia ha infatti chiesto alla Procura di Brescia di valutare la possibilità che Lanfranco Cirillo venga processato in Russia
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L’architetto di Putin potrebbe essere processato in Russia per reati contestati in Italia. Il ministero della Giustizia ha infatti chiesto alla Procura di Brescia di valutare la possibilità che Lanfranco Cirillo, noto appunto come l'architetto di Putin dopo essere diventato il “preferito“ dal leader del Cremlino, venga processato a Mosca. La richiesta sarebbe quella di tradurre gli atti dall'italiano al russo e inviarli al ministero per poi essere trasmessi eventualmente nella capitale russa attraverso la via diplomatica in vista di un processo da celebrarsi nel Paese dove l'imputato risiede. Cirillo ha doppia cittadinanza russa e italiana ed è stato accusato di reati fiscali. Su di lui, originario di Brescia, pende un mandato di arresto europeo firmato dalla Procura Generale della Leonessa.

Il ministero ipotizza un processo a Mosca

Dall'ultima udienza bresciana è emerso un carteggio tra il ministero e la pm Erica Battaglia in cui si fa presente lo stallo che va avanti ormai da mesi per discutere della possibilità per Cirillo di presenziare al processo a Brescia, chiedono di valutare il "perseguimento" dell'imputato in Russia. A questo fine, la Procura viene sollecitata a “tradurre gli atti di 18 faldoni e mandarli a Roma“. Ipotesi che sarebbe però considerata non percorribile dai magistrati per i costi legati alla traduzione e per i tempi che allungherebbero la stasi processuale. Non solo.

Il legale e la linea di difesa dell'architetto di Putin

L'avvocato Stefano Lojacono, difensore di Cirillo ha rilanciato così: "In udienza si è parlato di uno scambio di due mail tra la pm bresciana e la procuratrice generale russa. Quest'ultima, in risposta alla pm, ha affermato che Cirillo è cittadino russo e non può lasciare la Russia perchè non le sono mai stati trasmessi gli atti del caso e non si conoscono i documenti dell'accusa. La procuratrice russa ha anche chiarito che l'istituto della doppia cittadinanza non esiste in Russia. Cirillo per loro è solo cittadino russo".

Il Tribunale di Brescia ha ribadito, dopo una camera di consiglio, il legittimo impedimento di Cirillo, al quale era stato annullato il decreto di latitanza, e invitato la Procura a contattare il ministero degli Esteri per cercare una soluzione che sblocchi la situazione. La prossima udienza è in programma il 13 luglio, quando si capirà se l’ipotesi del processo russo verrà presa in considerazione dalla Procura.

"Il ministero della Giustizia italiano suggerisce la possibilità, date le obiettive difficoltà del caso, di poter celebrare il processo a Mosca, previa traduzione in russo dei diciotto faldoni dell'accusa a mio carico - ha commentato Cirillo -. Ribadisco comunque che io voglio essere processato, che sono assolutamente innocente. In questa situazione, il governo russo si limita a proteggere il proprio cittadino.

Dato lo stato di belligeranza in cui ci si trova in questo momento, la Russia non può escludere che nella mia vicenda possano esistere anche motivi di persecuzione politica scaturiti non tanto da reali evidenze giudiziarie, quanto dal continuo esacerbarsi del confronto in un periodo di guerra".

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