"Aumenta il rischio di tragedie". Così Open Arms strumentalizza il naufragio greco contro l'Italia

L'Italia da gennaio ha scelto una gestione diversa degli sbarchi che non piace alle Ong che, però, imperterrite continuano a chiedere il porto al nostro Paese

"Aumenta il rischio di tragedie". Così Open Arms strumentalizza il naufragio greco contro l'Italia
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Imperterrite, le Ong continuano nelle loro lamentele sull'assegnazione dei porti stabilita dalle autorità italiane. L'ultima in ordine di tempo è Open Arms, alla quale è stato assegnato il porto di Livorno. La nave ha effettuato un intervento in acque internazionali al largo della Libia, portando a bordo 117 persone. Come di consueto, l'equipaggio, nonostante le diverse alternative a sua disposizione per lo sbarco dei migranti, ha scelto di fare richiesta all'Italia, che ha deciso in quale porto inviare la nave. È dallo scorso gennaio che l'Italia ha scelto di distribuire i migranti in diversi porti, senza concentrarli più nel sud Italia, dove già sbarcano le motovedette della Guardia costiera e i migranti con i barchini.

Eppure, nonostante siano già sei mesi che l'Italia ha adottato questo sistema, le navi delle Ong non si arrendono e continuano a lamentarsi, chiedendo porti diversi, preferibilmente in Sicilia. Una richiesta che non verrà ascoltata dalle autorità, che esercitano il loro diritto per una migliore organizzazione nella gestione dei migranti. Sono finiti i tempi in cui erano le Ong a dettare la linea all'Italia: ora si lamentano per la decisione del nostro Paese ma non demordono nel continuare a chiedere il porto all'Italia. Nonostante il nostro Paese venga definito pericoloso, con un governo di neo-fascisti, le Ong proseguono nella pretesa di sbarcare nei nostri porti, evidenziando una ipocrisia di base, che nasconde altri interessi.

"Dopo aver soccorso 117 persone, tra cui 25 donne e un bimbo piccolo, le autorità italiane ci hanno assegnato come porto di sbarco Livorno. Abbiamo fatto presente che il porto è molto lontano, si tratta di 4 giorni di navigazione, una sofferenza inutile per le persone soccorse, già provate dal viaggio in mare. Ricordiamo che le Convenzioni internazionali prevedono lo sbarco in un porto vicino e vanno rispettate", accusano dalla Ong spagnola. Il principio del porto sicuro interpretato a convenienza delle navi della flotta civile, ormai, non fa nemmeno più notizia. Le autorità italiane non sono disposte a derogare su questo: la nave di Open Arms è abile alla navigazione, non esistono emergenze meteo tali da giustificare un porto più vicino. Altre barche nei giorni scorsi hanno arbitrariamente scelto di sbarcare in porti diversi da quelli assegnati e sono state fermate e multate.

Quindi, dalla Open Arms hanno aggiunto: "Durante la traversata verso Livorno, abbiamo incontrato tre differenti imbarcazioni precarie e in difficoltà.

Abbiamo messo al sicuro tutte le persone a bordo e atteso l'arrivo della Guardia Costiera italiana. Sono moltissime le imbarcazioni in pericolo, per questo allontanare le navi umanitarie assegnando porti distanti aumenta il rischio che tragedie come quella avvenuta in Grecia possano ripetersi"

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