Un primo caso della "malattia del Congo" sarebbe stato registrato in Italia da un paziente di rientro dal Paese africano. L'uomo, riferisce Maria Rosaria Campitiello, capo dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero della Salute, presentava "una sintomatologia influenzale potenzialmente riconducibile a quella descritta negli ultimi giorni nel Paese africano. La persona ricoverata dal 22 novembre è stata dimessa il 3 dicembre perché guarita". È stato in cura presso l'ospedale San Luca di Lucca, che ha provveduto alle sue cure e che, questa mattina, "ha informato l’Istituto Superiore di Sanità che sta monitorando la situazione in costante contatto con il Ministero della Salute. Il Ministero sta procedendo con i dovuti accertamenti e i campioni prelevati verranno prontamente analizzati dall'Istituto Superiore della Sanità".
Ora i campioni passeranno all'analisi dell'Iss, che confermerà o meno il caso di influenza del Congo in Italia. L'attenzione nel Paese è alta ma non siamo a livelli di allerta. Quel che preoccupa maggiormente gli esperti in questa fase non è la malattia di per se stessa e il numero di malati e decessi, ma le poche notizie sulla tipologia di malattia che, per il ministro della Salute congolese Roger Kamba, è "una sindrome probabilmente influenzale" che sta mietendo vittime soprattutto tra i più piccoli. In Italia, su indicazione del ministero della Salute, gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera del ministero prestano maggiore attenzione su tutti i punti di ingresso, in particolare modo in relazione ai voli diretti provenienti dal Paese africano.
"Fino a quando non avremo notizie precise sul patogeno che determina la malattia che si sta diffondendo in Congo, dove c'è massima allerta, difficile fare previsioni. La preoccupazione principale è proprio questa: prima sappiamo di cosa si tratta e meglio è", ha spiegato all'Adnkronos Pier Luigi Lopalco, docente d'Igiene dell'università del Salento, che ribadisce come, al momento, non ci siano pericoli concreti fuori dall'area del contagio. Il campione ora disponibile nel nostro Paese potrebbe fornire importanti risposte agli interrogativi sulla sua natura e, quindi, sulla sua cura. All'ospedale di Lucca il paziente è stato trattato con successo.
Per quanto riguarda la situazione in Congo, spiega Gianni Rezza, professore straordinario di Igiene presso l'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, "un team di Oms e Africa Cdc è operativo in loco. Mentre per i risultati dei test sono coinvolti un laboratorio in Angola e quello di riferimento a Kinshasa, dove i campioni devono arrivare.
Per ora difficile azzardare ipotesi, considerato il contesto dell'Africa remota (con bambini malnutriti e affetti da febbri malariche)". Il che significa che la mortalità non sempre è legata solo all'aggressività della malattia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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