Pronto al martirio e col permesso di soggiorno. Arrestato jihadista a Genova

Lo straniero si era reso disponibile al combattimento e al martirio: si stava auto-addestrando per compiere atti di violenza. Si definiva "guerriero di Dio" e "amante di Al Qaeda". Ci sono anche due indagati

Pronto al martirio e col permesso di soggiorno. Arrestato jihadista a Genova
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In Italia continuano a essere attenzionati soggetti ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale. Un'azione di monitoraggio e prevenzione che da sempre viene portata avanti ma che, alla luce dei recenti attentati e degli sviluppi del conflitto tra Israele e Hamas, è stata ulteriormente intensificata. Dalla prime ore di questa mattina è in corso un'operazione anti-terrorismo da parte della Polizia di Stato coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Genova che ha portato all'arresto di un uomo.

Il permesso di soggiorno, la cellula e il martirio

L'operazione, condotta dalla Digos di Genova e dalla Direzione centrale della Polizia di Prevenzione, ha visto finire in manette un cittadino del Bangladesh che era presente in Italia con il permesso di soggiorno. Nei confronti del 21enne gravano le accuse di partecipazione a un'associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. Stando a quanto appreso e riferito dall'Agi, l'uomo avrebbe istigato su Internet e sui suoi profili social a commettere attentati terroristici. Non solo: tra le altre cose, sempre in base alle indiscrezioni emerse in questa prima fase, avrebbe fatto apologia di alcuni atti di terrorismo che sono stati effettuati nel mondo.

L'uomo da oltre due anni sarebbe residente a Genova. Proprio nella città portuale capoluogo della Regione Liguria avrebbe lavorato come operaio nei cantieri navali. Sarebbe stato attivo in circuiti telematici di matrice jihadista riconducibili ad Al Qaeda. Il cittadino del Bangladesh, secondo gli investigatori, avrebbe aderito all'organizzazione terroristica pakistana Tehrik-e Taliban Pakistsan (TTP) associata ad Al Qaeda. Inoltre si sarebbe reso disponibile al combattimento e al martirio.

Su Facebook si definiva "guerriero e soldato di Dio" oltre che "amante di Al Qaeda". Dalle rilevazioni degli inquirenti è emerso che il 21enne si stava auto-addestrando per compiere atti di violenza o sabotaggio di servizi pubblici essenziali. In autonomia avrebbe acquisito istruzioni sull'uso di armi da fuoco, nello specifico sul fucile mitragliatore denominato Ak-47 e sulle tecniche militari di combattimento. Sui social e sui servizi di messaggistica istantanea divulgava "azioni violente riconducibili ai gruppi terroristici".

Avrebbe aderito al gruppo informale denominato il Gruppo dei 20, composto da 20 persone "accomunate dal sentimento di affermazione assolutista, anche con metodi violenti, dell'Islam". In un video sarebbe stato immortalato mentre svolgeva esercizi ginnici avendo in sottofondo la canzone Soldiers of Allah in lingua araba; in un altro filmato avrebbe ripetuto le parole di un canto apologetico del martirio in nome dell'Islam.

Altri due indagati

Nell'inchiesta sfociata nell'operazione antiterrorismo eseguita dalla polizia a Genova ci sono altri due indagati: un 28enne di Genova e un predicatore islamico di 36 anni residente a Mantova. I due avrebbero contribuito alla radicalizzazione dell'arrestato fornendogli letture fondamentaliste. Ai due sono stati sequestrati anche cellulari e altri dispositivi elettronici che saranno sottoposti ad analisi.

L'allarme terrorismo in Italia

Il 17 ottobre due persone di origine egiziana sono state arrestate a Milano con l'accusa di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo ed istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. È stato riscontrato l'uso della Rete per un addestramento diffuso, la condivisione di contenuti jihadisti, i versamenti in denaro a favore di nominativi presenti in Yemen e Palestina e l'indottrinamento religioso svolto nei confronti dei familiari. Tra l'altro uno degli indagati ha anche diffuso su Facebook il giuramento di fedeltà allo Stato islamico.

Di recente un 29enne tunisino è stato rimpatriato dalla frontiera aerea di Palermo dopo essere stato segnalato dal comparto Intelligence come salafita e ricercato in patria per sospetta appartenenza a un'organizzazione terroristica. In precedenza era stato nuovamente notato perché risultava essere intenzionato a commettere un'azione ostile sul territorio nazionale. L'uomo è stato localizzato, associato al Cpr di Caltanissetta e rimpatriato nel Paese di origine. Sono ben 58 i provvedimenti di espulsione a cui è stato dato seguito nel 2023 nei confronti di persone ritenute pericolose per la sicurezza nazionale. Per Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno, è la testimonianza del fatto che i Centri per i rimpatri svolgono una presenza strategica: "Strutture che tornano a beneficio non solo dell'Italia, ma dell'intera Unione europea".

La minaccia jihadista continua a spaventare l'Europa, dall'attacco alla scuola di Arras fino ad arrivare alla sparatoria in pieno centro a Bruxelles.

L'Italia non resta a guardare, anche perché il killer della capitale belga era sbarcato a Lampedusa nel 2011 e aveva girato per il nostro Paese in varie occasioni. L'attenzione sul terrorismo è altissima: occhi puntati su lupi solitari, cellule dormienti e infiltrati tra i migranti. L'Europa non può permettersi di abbassare la guardia.

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