Giorno della Memoria, rottura tra ebrei e Anpi

La Comunità ebraica di Milano non parteciperà all’incontro tra gli studenti e le associazioni Aned, Anpi e Ucei (l’Unione delle Comunità ebraiche) organizzato dal Comune di Milano per il 27 gennaio

Giorno della Memoria, rottura tra ebrei e Anpi
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Nuova rottura fra ebrei e Anpi. Le lacerazioni erano ormai profonde e conclamate, e la decisione oggi è stata ufficializzata: la Comunità ebraica di Milano non parteciperà all’incontro tra gli studenti e le associazioni Aned, Anpi e Ucei (appunto l’Unione delle Comunità ebraiche) che è stato organizzato dal Comune di Milano per il 27 gennaio, Giorno della Memoria.

La scelta di disertare l’evento, che colpisce, viene spiegata con la «eccessiva politicizzazione di alcune associazioni promotrici», lo spiega in una nota la Comunità milanese, che - sottolinea - «attribuisce un ruolo fondamentale e irrinunciabile alla sensibilizzazione delle nuove generazioni sul tema della Shoah e dell’antisemitismo, ma ritiene che non ci sia il clima adatto per partecipare a un'iniziativa di questo tipo.

Il gesto, come detto, arriva tutt’altro che inaspettato. Negli anni passati le tensioni fra Anpi e Comunità si sono già manifestate, soprattutto in occasione del 25 aprile, e soprattutto a Roma, città che vede ormai da anni celebrazioni separate per la Liberazione. A Milano, finora, la manifestazione aveva quasi miracolosamente conservato un carattere unitario, ma ciò solo grazie agli sforzi e alla saggezza di un presidente provinciale Anpi come Roberto Cenati (non a caso dimessosi qualche mese fa dal suo incarico) e al prezzo di pesanti contestazioni interne rivolte dalle frange oltranziste della sinistra agli ebrei, in particolare alla Brigata ebraica (ma non solo, in più di una occasione erano state fischiate anche le insegne dei reduci dei campi di sterminio).

E qual è il delirante motivo di queste tensioni e contestazioni, che alcuni facinorosi antagonisti hanno trasformato a Milano in autentiche aggressioni? Ovviamente Israele, o meglio la irresistibile tentazione di contestare e odiare lo Stato ebraico, che storicamente è stato concepito, prima della Shoah, come unica casa sicura e rifugio per gli ebrei della diaspora, ma che una narrazione distorta - molto in voga a sinistra - dipinge come frutto di un disegno imperialista, colonialista o addirittura razzista.

Ecco dunque il progetto, ormai evidente: trasformare anche la Giornata della memoria in una giornata anti-Israele, bollando magari la sua drammatica guerra contro il terrorismo come «genocidio», e dipingendo al contrario i massacri del 7 ottobre come una pagine di «resistenza».
E un’Anpi, ridotta ormai a un partitino settario della sinistra, certo non ha preso le distanze da questo disegno.

Da qui l’indignazione del mondo ebraico. La decisione di Davide Romano, direttore del Museo della Brigata ebraica va anche oltre il semplice forfait a un evento, pur importante. «A partire da oggi - spiega - non prenderò parte a eventi legati alla Giornata della Memoria per lanciare un allarme: la ricorrenza del 27 gennaio nasce per ricordare l’orrore nazi-fascista e l'antisemitismo, ma oggi vedo nella società italiana e in alcune istituzioni muoversi un odio antiebraico che arriva a strizzare l'occhio a regimi teocratici e totalitari come quelli di Iran, Hamas e Hezbollah pur di criticare gli ebrei e lsraele. Per ogni evento che organizziamo, poi, dobbiamo avvertire la Digos. Temo ci si stia abituando a questa condizione, e la mia vuole essere una chiamata alla reazione per tornare alla normalità del contributo ebraico alla cultura italiana».

«In Italia - conclude Romano - c’è giustamente grande attenzione al pericolo fascista, vorrei ce ne fosse altrettanta per gli altri totalitarismi: quello jihadista e quello comunista (penso alla Cina e ai suoi gulag ancora in funzione)».

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