“I bimbi neg..? Come i cani”. Le intercettazioni choc del centro sociale Askatasuna

L'inchiesta di Quarta Repubblica sugli antagonisti di Torino. La Digos: "Indole razzista dei militanti"

“I bimbi neg..? Come i cani”. Le intercettazioni choc del centro sociale Askatasuna
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Intercettazioni choc. Frasi contro i “negri”. Minacce di pestaggi contro gli stranieri. Parole violente. No, non stiamo parlando di estremisti di destra né dei nuovi nazisti di cui tanta paura hanno Roberto Saviano e soci. Bensì di alcuni esponenti del centro sociale di sinistra per eccellenza, anarchici duri e puri, sempre in piazza a Torino (e non solo) in prima linea negli scontri con i poliziotti. Parliamo di Askatasuna, dal basco ‘libertà’, e di un’indagine giudiziaria che sembra scoperchiare il lato oscuro, molto oscuro, degli antagonisti.

L’inchiesta esclusiva di Quarta Repubblica, mandata in onda ieri sera, si basa sull’informativa che la polizia ha consegnato alla procura torinese che ha portato a processo 26 esponenti, di cui 16 anche per associazione a delinquere, gli altri per violenza pluriaggravata contro pubblico ufficiale ed estorsione. In totale i pm hanno chiesto qualcosa come 88 anni di reclusione.

L’Askatasuna è noto, soprattutto in Piemonte. Si battono per Ramy Elgaml, per il diritto alla casa, contro la Tav e in favore della Palestina libera. Ma cosa dicono nel segreto delle loro stanze? Qual è il loro vero pensiero? Sposano davvero le battaglie per cui combattono, a difesa dei deboli e degli stranieri, oppure le sfruttano solo per poter menare le mani? Il dubbio viene, dopo aver sentito i nastri delle intercettazioni ambientali realizzate dalla Digos. Secondo gli investigatori, infatti, “le motivazioni antirazziste poste alla base della protesta sono totalmente smentite dalla radicata indole razzista dei militanti di Askatasuna” visti i continui “epiteti discriminatori” utilizzati per definire le persone di colore. “Non mi meraviglio che a turno l’Africa l’abbiano conquistata tutti evidentemente qualcosa di fottutamente genetico ci deve essere”, dice un esponente nel giugno del 2020. E i bambini di colore? In un nastro del 5 maggio 2020 si sente: “Un bel negretto sano da prendere già fatto e finito da allevare come un bianco che sia già in grado di pisciare da solo, che è stato già svezzato e al massimo spendi un po’ di più a fargli un po’ di imprinting per cacciare via i complessi. Come i cani: sempre meglio prenderli educati da adulti che un cucciolo”.

Chi indaga è convinto che non si tratti di singole uscite decontestualizzate. Anzi. “Le conversazioni captate - si legge nell'informativa - hanno certificato come la solidarietà espressa, soprattutto verso gli stranieri, è stata solo apparente e del tutto strumentale ad ottenere il ‘favore’ degli stranieri e il loro contributo nelle manifestazioni di lotta contro lo Stato e le istituzioni”. Per dirla con le parole di uno dei leader: “Noi non siamo la Caritas: se non c’è un minimo di impegno, che cazzo ce li teniamo a fare?”.

Senza contare le presunte aggressioni che sarebbero avvenute intorno alla sede del centro sociale. L’obiettivo di Askatasuna sarebbe stato quello di evitare che la presenza degli spacciatori stranieri attirasse troppe forze dell’ordine in zona. “Siamo andati io e lui contro tre negri a cecare gli altri due negri… bastardi negri”, si sente in un nastro. Contestata dai pm anche la presunta attività estorsiva, sempre verso gli stranieri, che per vivere nelle stanze abusive di alcuni palazzi occupati dal centro sociale sarebbero costretti a pagare una quota. La gestione dello stabile farebbe ricorso anche ad episodi di violenza. “Quando sono arrivato davanti all’entrata - ha messo a verbale un testimone straniero - alcuni ragazzi che stavano fuori mi hanno circondato, altri hanno aperto il portone da dentro e mi hanno aggredito usando anche tirapugni di ferro, colpendomi più volte al torace, alle gambe e alla testa con calci. Anche quando stavo in terra”.

Parlando della spedizione punitiva, i militanti di Askatasuna si esprimono così: “‘Sto negro che si fa i cazzi suoi, tipo beve fuori dalla stanza. Bisognerebbe portarlo nelle cantine in quattro e picchiarlo o minacciarlo”.

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