«Basta dipingere nostro figlio come un mostro». Sono stati zitti per tutto l'anno scolastico ma ora non si tengono più i genitori del ragazzo che lo scorso ottobre, in un Itis di Rovigo, ha sparato pallini di gomma alla prof con una pistola ad aria compressa. E pensano addirittura a una querela, minacciando di agire in sede sia penale che civile, per diffamazione a mezzo stampa e per vedere risarciti i danni morali subiti dal ragazzo, per colpa di notizie «non veritiere» fatte circolare.
L'atto di bullismo, dopo aver fatto il giro dei social con un filmato fatto da un compagno, è andato ben oltre la sospensione. Sul caso è intervenuto anche il ministro all'Istruzione Giuseppe Valditara che, alcuni giorni fa, ha indotto il consiglio di classe dell'istituto ad abbassare da 9 a 7 il voto in condotta al ragazzo (che è comunque stato promosso).
Ma i genitori ora intervengono in difesa del figlio, un po' come avevano fatto la mamma e il papà del ragazzo di Abbiategrasso che aveva accoltellato la prof, facendo ricorso al Tar contro la sua (più che logica) bocciatura.
Quello che non è piaciuto ai genitori dello studente di Rovigo è il «processo mediatico», alimentato anche dalle dichiarazioni pubbliche della docente. Il legale della famiglia, Nicola Bergamini, ha voluto fare luce su alcune circostanze che, a suo dire, non sono state raccontate correttamente. I genitori non contestano l'episodio, anzi, ma vogliono smentire il racconto secondo cui il loro ragazzo non si sia pentito, che non ci sia stato un processo rieducativo. «Si è scusato personalmente e assieme alla famiglia - ha detto Bergamini - in svariate occasioni, fin dal giorno stesso dell'episodio. Appena tornato a casa ha mandato una mail alla prof, che aveva abbandonato la scuola, porgendo subito le sue scuse, chiedendo un contatto telefonico per scusarsi di persona. La professoressa ha apprezzato che il ragazzo si fosse accorto della gravità del fatto e non riteneva necessario un incontro personale». Quello che la famiglia contesta all'insegnante «è che ripete di sentirsi abbandonata». «Sono stata derisa e umiliata, è vero le scuse le ho ricevute ma questo non cambia la gravità della vicenda che ho subito» replica la prof Maria Cristina Finatti. «Non ho più la serenità e adesso arriviamo al colmo: sembra addirittura che sia io la responsabile di questa situazione».
Se mai l'anno prossimo si verificherà un caso simile a quello di Rovigo, sicuramente verrà gestito in maniera diversa. Le regole da settembre cambieranno, come ha da poco annunciato il ministero all'Istruzione. Tanto per cominciare, il voto di condotta sarà riferito «a tutto l'anno scolastico» e «si dovrà dare rilievo a atti violenti o di aggressione nei confronti degli insegnanti, di tutto il personale scolastico e degli studenti». Col 6 invece si dovrà recuperare un debito a settembre in Educazione civica.
Torna la condotta anche alle scuole medie, «che sarà espressa in decimi e farà media». Per i più grandi, invece, il voto di condotta inciderà anche sui crediti per l'ammissione alla maturità. La bocciatura col 5 in condotta non si riferirà solo a gravi atti di violenza o reati ma anche «a gravi e reiterate violazioni del regolamento di istituto».
Anche le sospensioni saranno «pesate»: lo studente sospeso fino a 2 giorni sarà coinvolto in attività scolastiche di riflessione. Sopra i due giorni invece dovrà svolgere attività socialmente utili che potranno proseguire oltre la durata della sospensione. A decidere le misure saranno i consigli di classe.
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