Non è da tutti comprare un’isola. Ancor meno è poi donarla a qualcuno. Ma c’è chi è riuscito nella incredibile "impresa". L’ex boss del narcotraffico Raffaele Imperiale, oggi collaboratore di giustizia, ha ceduto alle autorità italiane un'isola di sua proprietà situata. L’isola in questione si chiama Taiwan e appartiene a un arcipelago realizzato artificialmente davanti a Dubai.
La notizia è stata diffusa oggi dal sostituto procuratore Maurizio De Marco nel corso del processo che vede una ventina di imputati, tra cui anche il narcotrafficante internazionale. Il pm ha anche consegnato al gup Miranda delle memorie contenti due manoscritti con il quale Imperiale ha notificato la sua decisione. Questa disponibilità rientrerebbe nell’atteggiamento collaborativo di Imperiale assunto dopo l’arresto avvenuto nel 2021 a Dubai.
Imperiale, come ricorda il Corriere del mezzogiorno, ha vissuto negli ultimi anni a Dubai, da cui è stato estradato nel 2022. Una volta rientrato in Italia ha deciso di pentirsi e ha iniziato a collaborare con la Procura di Napoli perché, come lui stesso ha spiegato, era "stanco" per la latitanza e pronto "a cambiare vita".
Non va dimenticato che allo stesso Imperiale appartenevano due preziosissime tele del celebre pittore olandese Vincent Van Gogh. Opere, queste, fatte ritrovare in una villa e poi consegnate ai magistrati italiani.
Nel processo in corso a Napoli, che si sta celebrando con il rito abbreviato davanti al gup Maria Luisa Miranda, oltre al già citato Imperiale sono imputati anche i suoi più stretti collaboratori. Nel corso dell'udienza nell'aula 116 del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, è stata sollevata dal collegio difensivo un'eccezione riguardante l'utilizzabilità delle chat Encrochat e Sky ecc decodificate dalle autorità francesi e facenti parte del compendio accusatorio della Dda di Napoli.
Il giudice, dopo avere sospeso l'udienza per considerare l'istanza, ha deciso di
rigettare la richiesta di sospensione avanzata dagli avvocati che, invece, ritenevano opportuno attendere il pronunciamento delle sezioni unite della Suprema Corte di Cassazione circa l'utilizzabilità di quelle conversazioni.
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